Trovatevi un bel prato fiorito, miei incrollabili “degustatori” della parola scritta, magari alle pendici di vette mozzafiato e, concedetevi attimi di silenzio in compagnia del fantastico romanzo di Andrea De Carlo, “Nel momento” (casa editrice Bompiani, pp. 222, costo 8.00 €): il tempo attorno a voi si azzererà e, vi sembrerà di partire per un lungo ed affascinante viaggio, dentro voi stessi, condotti da uno scrittore, De Carlo, che sa farsi apprezzare all’istante, in un crescendo travolgente di sensazioni.
Ci sono autori, infatti, che ci succede di amare in blocco, un po’ come le persone più importanti e vicine, difetti compresi. Quelli, nelle cui opere letterarie incontriamo emozioni comuni, in cui è possibile riconoscersi, uguali scontentezze e medesime aspirazioni perdute o rincorse. Autori magici e un po’ “sciamani”, giacché rispecchiano nelle loro storie i bisogni di un io non diventato intengralmente adulto, per mille motivi, volontari o accidentali, per insofferenza e ribellismo, o disadattamento alla frivola vita associata. Piacciono questi autori ai grandi e spesso agli adolescenti, riflettendo magnifici sogni di onnipotenza e di utopie, tipici di quell’età ingrata e bellissima, nel contempo. Piacciono a chi, come la sottoscritta e molti altri, ancora crede nella necessità di custodire dentro di sé un mondo idealistico intatto e limpido, per poter sopravvivere. A dispetto di tutti e contro ogni cinismo.
Così e per mille motivi non traducibili a parole, fra i narratori che mi sono più cari, figura Andrea De Carlo. Diseguale e caotico, perché prolifico: ha scritto romanzi che resteranno come perle raffinatissime della narrativa novecentesca, come il libro d’esordio “Treno di panna” e come “Tecniche di seduzione”; ma, a dire il vero, in momenti creativamente meno felici, anche opere meno convincenti, perché lontane dalla sua ispirazione libertaria, come “Uto”. Ma che, in questi ultimi tempi, sembra aver ritrovato di nuovo il suo baricentro ispirativo, accettando il limite solo apparente della tematica adolescenziale che, con “Treno di panna”, ha costituito il suo punto di avvio. Senza voler allargare a tutti i costi il campo; lavorando, attraverso l’invenzione e lo stile, su poche costanti tematiche, divenute idee-mito della sua scrittura agile e scorrevole. Affrontando l’universo degli adulti appunto con l’occhio dell’adolescente incorrotto e mai cresciuto; lui, De Carlo, il quale rifiuta di abdicare all’urgenza di assoluto che illumina, di solito, soltanto un breve tratto della nostra vita. Istintivamente quanto ingenuamente, perseguendo il “demone” interiore esistenziale della discontinuità : cambiare, senza tregua cambiare, proprio per non crescere, simili in tutto al modello dei grandi.
Ma chiediamoci, se tutto ciò, questa inspiegabile filosofia, non sia forse il simbolo di una crescita superiore e di una maggiore saggezza, mai pienamente accertabile? Perciò i libri di De Carlo terminano, puntualmente, senza risposte, in sospensione, come rimandando a un dopo che non potrà mai essere verificato; legati come sono, i suoi personaggi, a questa età di transito destinata per loro a non finire mai. Personaggi che odiano, senza risparmio, le mezze misure. Proprio come le odia Luca, protagonista enigmatico e sfaccettato, mille personalità in una, di “Nel momento”. Luca, 42 anni, ha lasciato moglie e figlio e, un’attività redditizia, per cercare un’esistenza più vera, a contatto con la natura. Vive nella campagna a nord di Roma, assieme ad una nuova donna, Anna, concreta e leale quanto priva di sfumature, gestendo da cinque anni un centro di equitazione naturale. Una vita di fatica, sudore, albe e tramonti strepitosi, all’apparenza realizzata.
Senonché una mattina di marzo, una fredda e pungente mattina, Luca esce a cavallo, un purosangue nervoso ed instabile. Ecco il cavallo scattare imprevedibilmente e, Luca cade rovinosamente a terra, ammaccato. E, nel contempo, stranamente consapevole, come tutti i personaggi più ben riusciti di De Carlo, di una sua completa, nascosta ed insospettata infelicità . Sopraggiunta su “una vecchia automobile furgonata rossa”, sarà Alberta, una giovane donna altrettanto in crisi, a raccoglierlo e a condurlo in ospedale. Come sarà la stessa Alberta a fargli conoscere la ragazza che Luca ha sempre sognato, la ragazza della vita, della sua vita, Maria Chiara. Un incontro che butta all’aria il suo ménage e la sua mente…Luca prosegue sospeso, in volo emotivo, tra la crudele acutezza delle percezioni sul mondo che sta perdendo e lasciando alle spalle e, la riscoperta prodigiosa della vitalità totalizzante dei sentimenti. “Nel momento” si trasforma, quindi, dalla descrizione di una crisi d’identità al diario di un avvicinamento all’amore e alla speranza. Giacché amare, lo sa bene De Carlo, è ridiventare adolescenti, uscendo da se stessi, dalla propria corazza, con coraggio, tagliando gli ormeggi con il passato e riscomettendo sulla propria attitudine a donarsi.
Costruito su pagine davvero intense e belle di un lirismo effusivo, mai sdolcinato, “Nel momento” sembra scritto da un De Carlo, nello stato di grazia dell’innamoramento, giacché la sua effusività è tipica di chi perde il controllo rigido, a favore della naturalezza, la paura a favore dell’emozione pura ed autentica. Sul piano stilistico, forse, a tratti l’intreccio appare un po’ insolito, con qualche sovraccarico verbale in eccesso, per il cerebrale, ironico ed autoironico Andrea. La struttura narrativa appare procedere per scene scandite e molto avvincenti (la malaccorta passegggiata a cavallo, l’ospedale, le due case di Alberta, l’incontro con Maria Chiara): una struttura compatta fondata sul ricorso a pochi elementi di sorpresa, ma sufficienti, davvero forti e d’effetto. Elementi che rimandano tutti, calati in una scrittura di massima limpidezza, alle perturbanti illuminazioni del protagonista, lo stesso “io narrante” del romanzo: abbondano, infatti, i “mi chiedevo”, “mi sentivo”, “mi sembrava”, “pensavo che”.
“Nel momento” diventerà un libro-specchio per molti di voi, rivelatore di un coraggio che non sapete di possedere: il resoconto appassionante di un amore che brucia e consola, nel contempo, impreziosito dai più ammalianti ritratti di donne, che De Carlo abbia mai partorito con la sua fantasia. Un romanzo, che come la vita, poggia sul gioco stupendo ma straziante di due opposti. Da una parte l’affannoso ed intenso specchiarsi dei due innamorati, persi nella loro storia; dall’altra la grettezza e l’aridità dell’esistere, cosiddetto adulto e consorziato.
Ma non temete, miei Beniamini via web, c’è sempre tempo per abbandonare il cemento e le macchine, i pusillanimi ipocriti e soffocanti attorno a voi, l’ansia arrogante degli invidiosi e la desolata abitudine della routine: l’arido deserto che affolla il paesaggio del nostro vivere quotidiano e cittadino lo si dimentica, in fretta…Grazie, al Cielo, esistono ancora momenti, altrove e lontano, in cui un respiro, all’unisono con qualcuno che vi ricambia gli occhi con autenticità , vale la bellezza di una vita intera. Parola di Elena e di Andrea De Carlo. Tanti meravigliosi sguardi a tutti voi!! Al prossimo romanzo, direttamente dalle pagine di BeppeBlog, la nostra libreria “virtuale” preferita!! Vostra Elena P.
Come sempre Elena ha sfornato una recensione che meriterebbe altri palcoscenici… 🙂 Grazie!!