Dei 65 milioni di uomini mobilitati dagli eserciti di più di dieci nazioni, il primo conflitto mondiale ne inghiottì 37 milioni. Nell’“Inutile strageâ€scomparvero vite umane e, anche la Natura fu violata e violentata nell’armonia dei suoi paesaggi, senza dimenticare i flagelli militari, che colpirono e sgretolarono, indistintamente, beni artistici e architettonici di prim’ordine. Ecco il tema centrale del volume “La memoria della Prima Guerra Mondiale: il patrimonio storico-artistico tra tutela e valorizzazioneâ€, autrici Anna Maria Spiazzi, Chiara Rigoni, Monica Pregnolato (editori Grafiche Antiga e Terra Ferma, pagine 504, costo 39,00 euro), che sarà presentato per la prima volta al pubblico giovedì 4 dicembre 2008, alle ore 17.30, nella sala convegni del Collegio San Giuseppe, in Via del Fante a Vittorio Veneto.
“La memoria della prima guerra mondiale. Il patrimonio storico-artistico tra tutela e valorizzazione”, è un’iniziativa della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, che si è fatta promotrice di questa pubblicazione per diffondere e documentare gli effetti che il conflitto ha avuto sul territorio; per capire come siano cambiati i luoghi che furono teatro di grandi battaglie; quali siano stati i danni prodotti al patrimonio storico culturale; in che modo si siano potute proteggere le opere durante il conflitto, ma anche la portata degli sforzi per il restauro, richiesto per le opere danneggiate o, la loro sostituzione con nuove opere e nuovi significati memoriali. Il Veneto resta indubbiamente la regione più interessata alla tutela del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale, ed è anche la regione che ha discusso e approvato una legge che lo tutela. Il presente volume propone a studiosi e conoscitori, ma anche ad un pubblico più ampio, una rassegna critica degli eventi e dei contesti corrispondenti, affinché, a partire da studi e ricerche nuovi, si declinino in modo appropriato tutela e valorizzazione.
Al libro, promosso dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, in collaborazione con Regione del Veneto, Comune di Vittorio Veneto, hanno contribuito non solo funzionari storici dell’arte, ma anche altri studiosi dal mondo dell’Università e dei Musei (sono 24 i saggi raccolti), affrontando il tema da una prospettiva assai ampia e stimolante sotto il profilo conoscitivo, ricca di angolature certamente nuove per un pubblico di addetti ai lavori e non. Nel volume si va da una panoramica sulle collezioni museali della nostra regione ad una disamina di quella che fu, nei giorni del primo conflitto mondiale, una strenua battaglia per la tutela del patrimonio.
Tra i molti argomenti affrontati da La Memoria della Prima Guerra Mondiale sono da citare quelli sui «caduti illustri» del conflitto, quali gli affreschi settecenteschi di Tiepolo-Zugno di Villa Soderini di Nervesa della Battaglia ma anche i gessi di Antonio Canova a Possagno amorevolmente custoditi e documentati fotograficamente anche nei giorni della Guerra; la celebrazione di regime con la Mostra della Vittoria a Padova del 1938 progettata da Gio Ponti e due casi eclatanti di complessi che necessitano di urgente intervento conservativo: la decorazione dell’Ossario del Monte Pasubio e il Monumento ai Caduti di Treviso (esaminato da Monica Pregnolato e Vasco Fascina).
Di spessore e d’indubbio valore culturale gl’interventi dei relatori che esporranno, durante la presentazione pubblica dell’opera: Ugo Soragni (Direttore Generale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto); Anna Maria Spiazzi (Sovrintendente per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per le province di Venezia, Padova, Treviso e Belluno), Lionello Puppi (storico dell’arte). Nulla ci fu di più tremendo, per i fanti del primo conflitto mondiale, della macabra estetica della guerra di trincea, che obbligò migliaia di giovani, per ben 4 lunghi anni, ad una vita d’inferno, in grado di scoraggiare e distruggere la psiche del più fervente interventista. Il fronte era insomma una vera e propria, spaventosa, bolgia, un inferno di morte e devastazione, nel quale i due opposti schieramenti si affrontavano senza riuscire a prevalere gli uni sugli altri.
L’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 ad opera dello studente serbo Gavrilo Princip, costato la vita all’arciduca ed erede al trono asburgico, Francesco Ferdinando e a sua moglie Sofia, fu la miccia che fece esplodere la Prima Guerra Mondiale. L’Austria, dopo essersi assicurata l’appoggio dell’impero tedesco, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra alla Serbia, scatenando l’inferno in Europa. La Francia, a sua volta, dichiarò guerra all’Austria e alla Germania, e fu presto appoggiata dalla Russia e dall’Inghilterra, in seguito all’occupazione tedesca del Belgio. L’Italia mantenne per circa un anno un atteggiamento di neutralità , schierandosi nell’aprile del 1915 al fianco delle forze dell’Intesa, in cambio del riconoscimento dei diritti su Trentino, Alto Adige, Trieste, Istria e Dalmazia.
Il conflitto assunse carattere mondiale con l’entrata in guerra del Giappone, al fianco di Austria e Germania, e degli Usa, al fianco dell’Intesa. Nei primi anni la guerra vide in forte difficoltà le forze dell’Intesa, con i tedeschi che arrivarono alle porte di Parigi. Ma tra il 1917 e il 1918 gli inglesi, i francesi, gli italiani, gli statunitensi e i loro alleati sbaragliarono la resistenza di austriaci e tedeschi, constringendoli alla capitolazione. Nella Prima Guerra Mondiale persero la vita oltre 37 milioni di persone. Intere generazioni morirono in condizioni estreme, sulla Marna, a Verdun, sulla Somme, nel Carso o sull’Isonzo; quei pochi fortunati che sopravvissero, non avrebbero mai potuto dimenticare e, il ricordo di quella drammatica esperienza li avrebbe accompagnati per il resto della loro esistenza. Vostra Elena P.