Presentare una guida al pubblico di appassionati di arrampicata in montagna (in contrapposizione a quello di arrampicata sportiva), e a maggior ragione ad un pubblico di possibili appassionati futuri, è un compito difficile che per fortuna l’autore mi ha facilitato aprendo la sua esposizione con un’esauriente serie di avvertenze su come si deve affrontare l’alpinismo su roccia e di come si dovrebbe praticare in piena sicurezza.
Di solito ad una guida non si richiede questo: si dà per scontato che tecnica e passione siano bagaglio consolidato del lettore (ma in tempi di bieco consumismo non si dice fruitore?) e quindi, dopo un rapido elenco delle abbreviazioni usate e delle scale di difficoltà, si passa direttamente alle descrizioni. In questa guida non è così e tutta la sua costruzione, oltre ai minimi particolari, lo dimostrano. C’è prima di tutto la preoccupazione di far amare queste montagne e questi percorsi, spesso poco noti.
S’interpreta facilmente la precisione con cui gli itinerari sono descritti non tanto per una malintesa ed inutile pignoleria o per l’ansia di non dare adito a interpretazioni sbagliate: qui la precisione è essenziale, è chiarezza di ricordo e di suggerimento. Fa parte cioè della struttura mentale dell’autore. In secondo luogo, le annotazioni emotive traducono le vere sensazioni che l’autore stesso ha provato ed in definitiva l’evidente amore che nutre per queste montagne che, non dimentichiamolo, anche se meno note e frequentate di altre, a quest’ultime non hanno proprio nulla da invidiare.
Infine si nota il bel proposito, secondo me riuscito, d’inserire questi itinerari nel flusso della grande storia dell’alpinismo dolomitico, grazie alle annotazioni dei primi salitori o sulla prima ascensione. L’autore ha fatto la scelta di trattare un percorso come un figlio prediletto, del quale vorrebbe tutto il bene futuro possibile.
Questa selezione “d’autore” porta con sé il pericolo, già osservato altrove e in precedenza, di pubblicizzare oltremodo angoli dolomitici che così qualcuno teme saranno “presi d’assalto”. Ma io non sono d’accordo. Credo che il vero pericolo per una valle ed una montagna siano lo “sviluppo” e lo sfruttamento turistico con impianti forzati, specie in questi anni di evidente saturazione del mercato invernale, allorquando i centri sciistici più noti di tutte le Alpi si disputano i clienti a colpi di offerte e di “qualità”.
Oppure si potrebbe obiettare ancora che le guide a selezione traghettino il pericolo più sottile e reale di creare un campionario di moda tra gli itinerari possibili e quindi favorire la mancanza di fantasia nelle “libere” scelte dell’arrampicatore. Questo è un vecchio problema, nato a suo tempo con la pubblicazione delle collane di Walter Pause o delle “100 più belle” di Gaston Rébuffat. Il tempo che gli appassionati hanno a disposizione per la loro attività preferita, l’arrampicata, è sempre limitato dal lavoro, dalla famiglia, dal brutto tempo. Non preoccupiamoci se qualcuno cerca di abbreviare la strada facendosi consigliare. Purché i consigli, come in questo caso, siano dati bene e con cognizione di causa, soprattutto con amore.
Prefazione di Alessandro Gogna
Formato: 15×21 cm, pagine: 208 a colori, 102 foto a colori, 52 schizzi, 52 relazioni di vie di media diffcoltà in: Gruppo di Brenta, Pale di San Martino, Catinaccio, Marmolada, Sassolungo, Sella, Odle-Puez, Dolomiti Ampezzane, Dolomiti di Sesto, Moiazza. Prezzo di copertina: euro 22.00.
Evento segnalato dal sito web: http://www.ideamontagna.it e su Facebook all’indirizzo: http://www.facebook.com/pages/EMOZIONI-DOLOMITICHE/123724697638476#!