Martedì 15 marzo avrà luogo, con inizio alle ore 18.30, l’inaugurazione della mostra “Oltrezid” nella sala del Narodni Dom di via Filzi 14 a Trieste. Si tratta del completamento del progetto, nato in forma di happening e realizzato il 21 gennaio 2011 alla Casa Rosa nell’ex O.P.P. al parco di S. Giovanni, promosso dal Gruppo78, che verte sulla necessità della conoscenza della lingua del vicino in un’area frontaliera come la nostra.
Sembrerebbe un asserto scontato, ma, come sappiamo, specie nel contesto triestino, non è così, dove la maggior parte degli italiani ignora la contermine lingua slovena. La minoranza slovena da sempre possiede entrambe le lingue, ma in territorio sloveno, e non troppo lontano da Trieste, si verifica anche un fenomeno analogo, in particolare presso le nuove generazioni, dove l’interesse a conoscere anche la lingua italiana sta man mano scemando, orientandosi di preferenza su altre lingue straniere come l’inglese che permettono un approccio internazionale.
In questo modo vien meno non solo la conoscenza specifica della lingua ma tutto un patrimonio culturale caratteristico del nostro territorio, con molte similitudini da entrambe le parti, italiana e slovena, che di per sé è in grado di garantire fondamenti importanti per una più matura intesa e reciproca comprensione, permettendo di superare quei pregiudizi che la difficile, spesso tragica, storia delle nostre terre ha, in passato e non solo, reso possibili. E che neppure la caduta fisica dei confini ha del tutto cancellato. L’auspicio di questa iniziativa è di superare il monolinguismo da una parte e dall’altra, con processi didattici e formativi adeguati che introducano sin da subito, cioè dalla scuola elementare, se non dalla materna, l’apprendimento secondo moduli graduali, di entrambe le lingue.
Da queste premesse si è svolto un happening che potremmo definire di provocazione linguistica, unendo in un incontro ludicamente conviviale, gruppi di persone di entrambe le etnie, con nessuna o limitata conoscenza della lingua dell’altro. L’incontro è stato documentato da un video girato dall’artista Davide Skerlj che viene proiettato in questa occasione allo scopo di evocarne l’atmosfera in sintonia con le opere degli artisti invitati.
Infatti a completamento dell’evento, per sottolinearne la necessità di modificare lo status quo, nove artisti, italiani e sloveni, hanno creato dei lavori ad hoc che ora riproponiamo in una sede diversa affinchè rimangano esposti per un periodo più lungo della durata dell’happening, sottoponendoli all’osservazione di un pubblico più vasto. Simboli e metafore, scritture e riletture di luoghi e situazioni, gigantografie e pittura, citazioni e collage s’intrecciano in queste significative risposte degli artisti, ribadendo la complessità sia dei contenuti che dei linguaggi artistici impiegati.
Elisabetta Bacci, con una gigantografia, ha contrapposto due persone di madrelingua diversa intervallate dall’interrogativo “kaj pomeni/cosa significa?” e così Lucio Perini con due diverse gigantografie ha evidenziato la curiosa ambiguità di un epitaffio cimiteriale in una comunità carsica scritto in italiano attestante la reale commistione delle culture, ribadita, nell’altro lavoro, simbolicamente con una croce, contro un campo fiorito, che accoglie, in scrittura commista i nomi dei due paesi. Franco Vecchiet e Anda Klancic si affidano a citazioni scritte, l’uno con un sapiente collage di vecchi giornali in lingue diverse, omologati dal fluire di pennellate di collante, l’altra con parole dipinte su tela assieme a lacerti di testi decontestualizzati.
Jasna Merku ci ricorda metaforicamente con l’illustrazione dei due emisferi cerebrali, nelle loro diverse funzioni, l’una piacevolmente fiorita, l’altra cosparsa di citazioni di testi originari delle lingue italiana e slovena, la maggior fluidità, scientificamente accertata, di collegamenti tra le diverse modalità comportamentali dei due lobi, nelle persone bilingui. Cvetka Hojnik affida invece alla pura astrazione geometrica la visualizzazione della necessità di dialogo tra sloveni e italiani mentre Simon Kastelic con tessuto trasparente su cui è disegnato lo scheletro umano, ci ricorda, tra il macabro e il grottesco, che “sotto la pelle siamo tutti uguali”, immaginando dietro il tessuto l’apparizione fotografata di un umano, sloveno o italiano che sia.
Paolo Ferluga è presente con una pittura gigantesca, che illustra uno scorcio della città di Trieste, in veduta scombinata rispetto alla sua reale dislocazione urbana, dove le insegne appaiono in lingua slovena. Non è una consegna di Trieste alla Slovenia (secondo un’antica aspirazione jugoslava) ma un divertito paradosso a indicare la necessità dello scambio, addirittura della compenetrazione, se possibile, tra le due diverse realtà linguistiche. Infine Fabiola Faidiga ci propone la sua prima lezione di sloveno, con un singolare abbecedario tutto visivo: un’insegna al neon applicata al muro che recita “to je zid” ossia tautologicamente “questo è muro”.
Trieste – dal 15 marzo al 15 aprile 2011 Oltrezid NARODNI DOM – TEATRO STABILE SLOVENO Via Fabio Filzi 14 (34122) +39 040632664 , +39 040368547 (fax), +39 040632665 organizacija@teaterssg.it http://www.teaterssg.it ; curatori: Maria Campitelli, autori: Elisabetta Bacci, Fabiola Faidiga, Paolo Ferluga, Cvetka Hojnik, Simon Kastelic, Anda Klancic, Jasna Merkù, Lucio Perini, Davide Skerlj, Franco Vecchiet
email: info@gruppo78.it web: www.gruppo78.it
evento segnalato dal sito http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=104952