Il volume (Silvana editoriale), curato da Giovanni Gazzaneo e da Elena Pontiggia, ripercorre la tematica religiosa del Pictor Optimus, e inaugura la collana Novecento Sacro, ideata e promossa da Crocevia – Fondazione Alfredo e Teresita Paglione. Giorgio de Chirico. Catalogo ragionato dell’opera sacra (Silvana editoriale) riunisce per la prima volta i lavori nell’ambito dell’arte sacra realizzati dal Pictor Optimus (Volos, 1888 – Roma, 1978), indagando così uno degli aspetti meno conosciuti della sua produzione e presentando oltre 150 opere, molte inedite o di rara pubblicazione, tra dipinti, sculture e disegni.
Curato da Giovanni Gazzaneo ed Elena Pontiggia, il volume, introdotto dal ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, raccoglie i saggi di Gianfranco Ravasi, Paolo Picozza, Pierangelo Sequeri e dei due curatori. Il catalogo inaugura la collana Novecento Sacro, ideata e promossa dalla Fondazione Crocevia, che vuole mostrare come i grandi maestri – nonostante nella manualistica il soggetto sacro sembri scomparire – abbiano continuato a indagare il rapporto tra Dio e l’uomo anche nella contemporaneità.
De Chirico, il padre della Metafisica, ha prodotto dalla fine degli anni Trenta e con frequenza più intensa negli anni Quaranta e Cinquanta opere di soggetto religioso che testimoniano come l’universo poetico e filosofico dell’artista sia andato profondamente rinnovandosi con una ricerca affascinante, dagli esiti complessi e problematici. Le riflessioni offerte intendono mettere in luce come sia subentrata, in concomitanza con la seconda guerra mondiale, un’apertura verso il mistero divino che ha modificato la concezione esistenziale professata dal Maestro negli anni della Metafisica – quando riteneva che il mondo intero fosse il regno del “non senso” – e che si è tradotta sia in scritti teorici, sia in opere d’arte che sanno sorprendere, a partire dall’Apocalisse, le cui tavole sono realizzate nella seconda metà del 1940.
“Nessuno– sottolinea Elena Pontiggia -, da almeno mezzo millennio, aveva disegnato un’Apocalisse così poco apocalittica come de Chirico. E nessuno, forse, ne aveva raffigurato gli eventi con tanta tranquilla serenità, venata in alcune parti da un candore addirittura fanciullesco. Il libro sacro più misterioso e terribile, tradizionalmente interpretato come profezia della fine del mondo (anche se in realtà è più una meditazione sulla dolorosa storia dell’uomo che sul suo destino escatologico e culmina con la luce sfolgorante della Nuova Gerusalemme e del trionfo dell’Agnello); le visionarie pagine giovannee, abitate da mostri e draghi, oscurate dalle tenebre dell’Anticristo e percorse dai flagelli orrendi dei Quattro Cavalieri, diventano in de Chirico un racconto fiabesco, insieme spontaneo e colto, soffuso in certi punti di un evangelico spirito d’infanzia, in altri di solenni accenti classici”.
Scrive il cardinale Gianfranco Ravasi: “Ancor oggi sul cavalletto del suo studio è collocata la copia incompiuta del celebre Tondo Doni di Michelangelo custodito agli Uffizi. Già nel 1921 de Chirico, con grande rispetto, si era confrontato con questa Sacra Famiglia, “il quadro più difficile a interpretarsi e copiarsi”, come egli confessava. Giunto al crepuscolo della sua esistenza, il Pictor Optimus aveva compiuto questo estremo tentativo di venerazione per un soggetto religioso e per un artista così eccelso, e idealmente la sua mano si era fermata dopo aver colmato di colore solo il volto della Vergine Madre. Era questo il suggello simbolico a un lungo itinerario artistico che non aveva certo ignorato il sacro, inoltrandosi “oltre la metafisica”, lungo i sentieri d’altura dello spirito, tra i panorami delle grandi narrazioni bibliche”.
Il catalogo, grazie ai saggi e all’antologia di scritti del Maestro sull’arte sacra riportata in appendice – essenziale per la comprensione di un tema tanto trascurato dalla critica quanto rilevante invece per l’artista –, porta un contributo nuovo e fondamentale agli studi sull’opera del Pictor Optimus. Per Giovanni Gazzaneo: “De Chirico è stato tra i pochi artisti del Novecento ad aver colto il paradosso del Cristo che è insieme il “più bello fra i figli dell’uomo” (Salmo 45,3) e l’Ecce homo senza “bellezza né apparenza” (Isaia 53,2). Sono questi i due volti sempre presenti nell’arte cristiana, come ha in più occasioni sottolineato Benedetto XVI: il volto del dolore (che il secolo scorso ci ha proposto nel segno della croce) e il volto della gloria (che il Novecento ha saputo esprimere molto raramente), entrambi belli perché espressione dell’amore più grande, quello che dà la vita. La Salita al Calvario e l’Apocalisse sono espressioni di questo paradosso antico di duemila anni eppure sempre nuovo, a cui de Chirico ha saputo offrire forma e colore”.
IL SACRO NELL’OPERA DI GIORGIO DE CHIRICO. Oltre la Metafisica. Catalogo ragionato
A cura di Giovanni Gazzaneo ed Elena Pontiggia
Catalogo promosso dalla Fondazione Crocevia in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico
Silvana editoriale, pp. 288 – 180 illustrazioni a colori; Euro 45 – (http://www.silvanaeditoriale.it; tel. 02.61836287)
Per informazioni:
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