Il lavoro di Silvia Giambrone Archeologia del domestico Vol I si sviluppa in diversi ambienti e con diverse tecniche lungo gli spazi della galleria Crearte Studio, a Oderzo (TV). L’esposizione mostra molti lavori nuovi o recenti, realizzati con diverse tecniche: dal ready-made modificato fino a incisioni, scannerizzazioni e altre tecniche di riproduzione. Il lavoro verrà completato da una performance, dal titolo Nobody’s room che avverrà il giorno dell’inaugurazione, 14 novembre 2015, attorno ad una serie di lavori inediti dallo stesso titolo.
Unico lavoro non recentissimo è il video Sotto tiro, datato 2013, videoproiezione col., 5’02’’ Il video mostra una sorta di performance che mette l’accento sulla familiarizzazione con la minaccia come paradigma relazionale. Viene qui considerato come una sorta di archetipo del lavoro, parziale chiave di lettura anche per la mostra. Il soggetto sotto tiro dapprima infastidito, infine convive e quasi collabora con il conflitto portando la sua riflessione di soggetto fino al livello quasi analitico dello scavo verso le origini, alla ricerca del senso.
I lavori presenti sviluppano e approfondiscono il tema del conflitto e della minaccia in rapporto a quello del quotidiano domestico; il quotidiano è qui una sorta di simbolo dell’io che si adatta e si confronta col conflitto stesso. Appare abbastanza evidente, ad esempio nella serie di lavori Vertigo, 2015, una serie di oggetti scannerizzati stampati su carta da pacco. Si tratta di coppie di oggetti che sembrano minacciarsi reciprocamente evocando simbolicamente anch’essi la violenza domestica.
Fiat lux, 2015 invece propone un ready-made modificato con oggetti liturgici cattolici, si compone di una lampada in vetro e di oggetti liturgici utilizzati durante la celebrazione del rito cattolico. Evocando la forma di una bomba molotov, Fiat Lux diviene il simbolo della connessione tra violenza e religione; discorsi religiosi sono stati infatti storicamente uno dei canali preferenziali attraverso cui venir addomesticati alla violenza.
Il lavoro è completato da diversi lavori inediti realizzati con tecniche miste e incisioni, come la serie di Testiere del 2015, incisione, vere e proprie evanescenza di testiere da letto che si mostrano flebili, traccia sottile, quasi come rimanenza di qualcosa di precedente che c’è stato e si sforza di non abbandonarci. La performance finale dal titolo Nobody’s room viene realizzata all’interno dell’opening e userà degli oggetti ready-made modificati anch’essi; Nobody’s room 2015, lavori nuovi mai esposti realizzati con aste da microfono e oggetti domestici.
“Il lavoro di Silvia Giambrone si sviluppa… come un pensiero che ritorna su se stesso. Archeologia del domestico Vol.I è infatti un lavoro di ricerca e quasi di indagine del reale…Si tratta spesso di immagini che mostrano tracce intendendole in senso semiotico, ovvero testimonianze di oggetti domestici. Ci si trova talvolta davanti ad accostamenti che straniano e mostrano significati sottesi, ci si costringe a salti della mente che dovrà oscillare tra il campo della vita quotidiana e domestica e quello dell’allegoria riguardante l’esistenza. Una sottile linea che lambisce spesso l’idea di conflitto e violenza, e da questa strada sale fino a vette psicanalitiche talvolta quasi spirituali: ricerca che si espleta in tutta la mostra, quasi come in un concept album.
In questo lavoro di Silvia Giambrone, a mio avviso, sembra che le cose si poggino sul mondo lasciando un’impronta di se, per meglio scomparire, dissolversi in un apparire di senso. La traccia del reale, di un reale domestico, quotidiano, tolto dal suo vincolo di esistenza materiale mostra la sua gnosi, dive a qualcosa di mentale. Gli oggetti diventano armi di battaglia, in una origine del mondo concepita per linee di energia quasi spirituali: conflitto, ricerca, emozioni. Il domestico è il luogo privilegiato della più grande battaglia di tutte che è l’esistenza.
Fa capolino la loro sparizione in quanto oggetti. Gli oggetti sono qui archeologia di se stessi: questo scomparire è un’esilità, una flebilità ma non totalmente un’inesistenza. Il loro rendersi fantasmi bensì accentua la loro trasformazione allegorica e li mostra come scavo, analisi, non più tanto fantasmi quanto polvere e ossa di una più profonda e imponente presenza originaria. La nebbia che avvolge il mondo si fa presenza mano che arretrano gli oggetti. Essa stessa è un pensiero nella misura in cui in ogni analisi lo scavo stesso non è solo percorso ma è parte integrale della comprensione. Appare la presenza di un campo oltre il campo del reale e dentro di esso: un campo di comprensione dato come luogo estetico.” (Fabrizio Pizzuto)
Oderzo (TV) – dal 14 al 30 novembre 2015
Silvia Giambrone – Archeologia Domestica Vol.I
CREARTE STUDIO – PALAZZO PORCIA
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