A Tiziano, il “genio del ritratto”, piacevano con le bionde chiome, lunghe e fluenti e, l’incarnato chiarissimo; Degas era incantato dai capelli color rubinio e ricchi di riccioli; Rubens coltivava un debole per le creature dalle molli rotondità, quasi materne; Renoir impazziva per le fanciulle frizzanti, in abiti sontuosi, alla “belle epoque”; il viennese Gustav Klimt, invece, le amava tutte ed incondizionatamente: le donne, per lui, erano la felicità infinita, il profumo piùsoave che potesse espandersi nell’universo.
Tra i fondatori a Vienna, nel 1887, del movimento artistico della Secessione, che, ribellandosi alle austere regole accademiche della Kunstlerhaus, diede vita ad un’arte innovativa, moderna, dal forte timbro simbolista, Gustav Klimt venerava, con sacro trasporto, le figure libere, intense, palpitanti di vita, esibite dalla multiforme bellezza femminile, sia sotto l’aspetto ideale che nel valore sublime dei sensi. Incastonate come gemme in un intrico di materie preziose e rilucenti che ricordano i mosaici bizantini, “cullate” cromaticamente da sontuosi ori e da intensi blu aleggianti sullo sfondo, le dame klimtiane, mai oggetti semplicemente rappresentati ma sempre soggetti centrali delle sue tele, sono colte in ogni posa ed in svariate espressioni: di fronte, di spalle, di profilo, nude, vestite, a mezzo busto, altere e forti, dormienti e vulnerabili, congiunte in abbracci intimi ad uomini, sconfinatamente amati. Le pennellate di Klimt sono tutte carezze estatiche, rivolte a nudità conosciute ed ammirate, ma, contemporaneamente, sono pensieri melanconici, nostalgici, struggentemente dedicati a creature bellissime ed inaccessibili.
Il cuore dell’artista abita e pulsa solo tra quelle anime sensuali, eleganti e travolgenti, anche quando appaiono ricoperte da amplissimi vesti e veli: egli coglie, con stupefacente perspicacia, sempre uno stato interiore, un palpito di vita, mai una vuota forma, una bellezza inconsistente. Pittore di una raffinatezza senza eguali, Gustav Klimt raggiunge gli apici esecutivi della sua arte con molte opere dall’accentuato realismo espressivo, ma, senza dubbio, il dipinto-culto, che ha stregato generazioni di estimatori klimtiani, è “Il Bacio”, realizzato tra il 1907-1908 ed, attualmente in visione all’Osterreichische Galerie del Belvedere Superiore di Vienna. Opera starordinaria ed inedita, giacchè non siamo nel territorio lascivo dell’abbandono dei sensi, ma piuttosto eleviamo i nostri spiriti in una dimensione “romantica”, intrisa di dolcezza e di coinvolgimento emotivo, quasi fuori dal tempo. I due innamorati appaiono custoditi entro un bozzolo d’oro, emblema del loro amore inattaccabile, dal quale emergono solo i due volti e le mani, affusolate quelle dell’uomo, delicatamente posate sulle dita maschili le fragili mani femminili. Ghirlande di fiori primaverili e di foglioline rigogliose cingono le loro teste; un prato ricamato di mille fili floreali, simili ad un mosaico ravennate, accoglie il loro congiungersi; l’uomo accompagna ed esalta la sua dedizione nel senso rotatorio e contenitivo del suo abbraccio, rispettoso e lirico; la donna, perduta ed intimidita dal fluire amoroso, galleggia tra il senso di appartenenza e la labilità del suo essere, precariamente, in ginocchio.
Pochi dipinti al mondo hanno mantenuto, nel corso del tempo, intatto il loro valore simbolico, come accade invece per questo capolavoro klimtiano, intriso di poesia e di lievità . Più i nostri occhi cadono dentro quel commovente abbraccio e più i nostri cuori comprendono il senso profondo ed essenziale dell’opera: dopo un bacio vero, non si è più gli stessi. Klimt lo sapeva bene, e voi? Correte a Vienna e, forse, lo scoprirete!! Buon viaggio! Elena.
Io questo artista non lo conosco come lo conosci tu Elena, ma una cosa devo dirtela…..Quando ho posato lo sguardo sul dipinto “il bacio” che hai usato come “copertina” per l’articolo sublime che hai scritto……Bhe! Ho avuto un tuffo al cuore, ho sentito un’emozione fortissima. Ho letto ciò che hai scritto senza quasi prendere fiato. Congratulazioni!!!!!