L’anno 2007 è il centenario della nascita di Giuseppe Mazzotti, uno dei personaggi forse meno noti al grande pubblico, ma nel il suo palmares vanta la prima della parete est del Cervino (1932), in compagnia di suo cugino Enzo Benedetti e delle guide del Breuil, Maurizio Bich, Luigi e Luciano Carrel e Antonio Gaspard.
Nato a Treviso il 18 marzo 1907 da padre romagnolo e madre trevigiana, frequenta a Treviso l’Istituto matematico-fisico Riccati per iscriversi successivamente alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Padova, non portando tuttavia a compimento gli studi, abbandonati a favore di una irregolare frequenza dei corsi della Scuola libera del nudo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, attraverso i quali, per qualche anno, da libero sfogo alla propria creatività, iniziando una carriera di pittore poi interrotta, ma non priva di qualche interesse, che per un certo tempo lo vede dividere con Gino Borsato lo studio in via Commenda, già di Luigi Serena.
E’ la passione per l’arte ad avvicinarlo in quegli anni ad alcuni dei giovani protagonisti della vita culturale trevigiana, tra i quali Arturo Martini, Gino Rossi, Toni Benetton, Juti Ravenna, Sante Cancian, Arturo Malossi, e gli scrittori Giovanni Comisso e Dino Buzzati, col quale condivide l’identica passione per la montagna. Dal 1927 al 1942 assume così la curatela delle Mostre d’arte trevigiana, per le quali passano tutti i maggiori protagonisti della Marca tra le due guerre e molti dei giovani artisti più promettenti. Nel contempo, nel 1926, inizia l’attività di editorialista, con le prime critiche d’arte – tra le quali un precoce articolo su Arturo Martini ed una fitta schiera di contributi dedicati alle montagne, all’artigianato, alle espressioni d’arte minore e alle tradizioni popolari; in una ricca produzione di articoli e saggi che in tempi non sospetti lo porteranno ad anticipare molte delle odierne riflessioni sui musei etnografici.
Nel 1932 Giuseppe Mazzotti inizia la propria collaborazione con l’ufficio della Camera di Commercio che tre anni più tardi diventerà l’Ente Provinciale per il Turismo, e dall’altro compie la sua maggiore impresa alpinistica, partecipando all’impresa guidata da Luigi Carrel e Maurizio Bich che porta alla conquista dell’inviolata parete est del Cervino: un’avventura che gli ispirerà l’opera Grandi imprese sul Cervino, uscita due anni dopo. Alla Valle d’Aosta – alla scoperta della quale l’aveva introdotto il cugino milanese Enzo Benedetti – è da legare la conoscenza di Nerina Crètier, che nel 1937 divenne sua moglie e che gli darà la figlia Anna, ma anche del fratello Almicare, celebre alpinista, al quale egli dedicherà uno dei suoi lavori migliori, quel Montagnes vald´taines che nel 1952 gli varrà il Premio Saint Vincent.
Ma la guerra aveva segnato in modo indelebile il volto di Treviso, e il bombardamento del 7 aprile 1944 aveva lasciato una ferita impossibile da rimarginare. Quei giorni angosciosi vedono pochi allucinati protagonisti, su tutti il restauratore Mario Botter, il comissiano “Folle di Dio”, ma anche il soprintendente Luigi Coletti e con loro Giuseppe Mazzotti. Loro è lo sforzo di salvare il salvabile, sua, nel 1952, sarà l’idea di ricordare quei giorni luttuosi con una Mostra della ricostruzione, ideale omaggio agli “eroi” di quelle giornate, che apre il capitolo fortunato delle mostre fotografiche e documentarie che troverà un vertice assoluto nelle molteplici rassegne dedicate alle Ville Venete.
Il tema suggerisce subito una segnalazione doverosa, poichè vi è un’altra attività di eccezionale importanza nella vita di Giuseppe Mazzotti che è quella di fotografo. Egli non si è mai considerato un artista nè un professionista dello scatto, limitandosi afferma ad utilizzare la macchina fotografica come strumento di documentazione e denuncia, certo il suo occhio non fu mai banale nell’inquadrare nel mirino l’immagine scelta, agevolato in ciò da una rara conoscenza dei suoi soggetti preferiti. E testimonianza di quanto diciamo è riscontrabile oltre ogni ragionevole dubbio in molte delle oltre 100.000 immagini della sua fototeca, oggi debitamente conservate dalla fondazione a lui dedicata.
Dal 1951 Mazzotti inizia la lunga e proficua collaborazione con il Touring Club Italiano, che lo vedrà a lungo Consigliere Nazionale e sovente protagonista nelle pagine del bollettino nazionale. Del ’54 è l’ingresso nel Rotary Club di Treviso, del quale diverrà Presidente nel ’73 e nel cui ambito nel 1968 – terrà un’appassionata presentazione del rapporto della Commissione Franceschini, non a caso in difesa del “paesaggio italiano”.
E’ sempre in questi anni che egli sposa appieno la causa delle Ville Venete, affiancando il proprio impegno a quello di alcuni amici studiosi, come Michelangelo Muraro e Renato Cevese; un impegno che vede in rapida successione alcuni eventi chiave della sua attività: la mostra fotografica nel 1952, che esordisce a Palazzo dei Trecento per prendere poi la via di molte capitali europee; la pubblicazione, ampliata l’anno successivo, del catalogo delle Ville Venete – primo reale inventario di quello straordinario patrimonio diffuso – al quale farà seguito nel ’57 il ponderoso e fortunato volume edito da Bestetti, vera pietra miliare della sua bibliografia, e che nell’uscire anticipa di pochi mesi l’approvazione della Legge di tutela n. 243/1958 – stesa in collaborazione con Silvio Negro – che istituiva l’Ente per le Ville Venete.
Presidente della sezione Trevigiana di Italia Nostra, Ispettore onorario ai monumenti, gli ultimi anni di vita di Giuseppe Mazzotti scorrono impegnati alacremente nelle consuete battaglie e attorno ai temi di una vita: nel ’73 dedica un bellissimo volume-guida a Feltre; nel ’74 pubblica per Canova i Colloqui con Gino Rossi e collabora con Menegazzi alla grande monografica di Casa da Noal sul pittore capesarino; a più riprese sofferma la propria attenzione sul lavoro di Toni e Simon Benetton, su Barbisan, Springolo, Carlo Conte e su quello di molti altri amici artisti, dei quali seppe essere lungo tutta la propria esistenza appassionato sostenitore.
Nel 1978 è la volta della mostra su Giorgione a Castelfranco Veneto, in occasione del quinto centenario della nascita e l’anno successivo di quella su Tommaso da Modena a Treviso, segni di un impegno mai venuto meno e che lo vede ancora nel 1980 relazionare con l’entusiasmo di sempre al Primo Corso di perfezionamento professionale per i giovani impegnati nel rilevamento dei beni ambientali e culturali della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia; quasi in lui fosse chiara la volontà di lasciare una traccia indelebile, anche nelle nuove generazioni.
Membro della Società europea di cultura e del PEN Club, Giuseppe Mazzotti ha scritto e collaborato con moltissime riviste e periodici, tra i più importanti ricordiamo: Il Tempo, Il Resto del Carlino, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Arte Veneta, L’illustrazione Veneta, Le Tre Venezie, Turismo (Trieste), Alpinismo (Torino), La Montagna (Milano) e inoltre le riviste e i bollettini del C.A.I., del T.C.I., del C.I.S.A. (Vicenza), del Rotary Club e di Italia Nostra.
Il 28 marzo 1981 Giuseppe Mazzotti, all’età di 74 anni, moriva, lasciando una scia di cordoglio e commozione nella sua Marca, nel Veneto e tra le molte personalità in Italia e all’estero che ne avevano conosciuto e spesso condiviso l’impegno per la difesa dei valori della civiltà veneta, o se si vuole della civiltà tout court.
L’affetto per l’uomo e lo studioso, già all’indomani della sua scomparsa portò ad un proliferare di iniziative e premi in suo nome; oggi, la memoria di Giuseppe Mazzotti è viva e perpetrata in fraterna collaborazione dalla Fondazione Giuseppe Mazzotti per la Civiltà Veneta di Treviso e dall’Associazione Premio Letterario Giuseppe Mazzotti. Per chi vuole saperne di più: