Sabato 9 marzo 2019 presso la Galleria dell’Eremo – Sede municipale in Rua di Feletto si è tenuta l’inaugurazione della mostra personale di Paolo Del Giudice dal titolo “Cose mai viste. Dipinti 73/74”. La presentazione è a cura di Corrado Castellani, che resterà aperta al 14 aprile.
Paolo del Giudice presenta un ciclo inedito di opere risalenti al biennio 1973/74. Dipinti graffianti e carichi di energia, testimoni di una precoce padronanza dei mezzi pittorici e di una personalità creativa ben delineata in un giovane poco più che ventenne.
Risultano molto diversi, per stile e per tematiche, dalla successiva e più nota produzione dell’artista trevigiano, al punto da far ipotizzare vari periodi nel corso del suo sviluppo. Certo la distanza temporale incide sulla nostra percezione. A tratti in essi è possibile riconoscere echi della temperie artistico-culturale di oltre mezzo secolo fa, come i riferimenti al primitivismo e all’art brut, o una generale intonazione espressionista.
Due i soggetti prevalenti: le figure umane, colte impietosamente, senza condiscendenza, nella loro singolarità esistenziale e nelle relazioni fondamentali in cui sono coinvolte, e gli uccelli, dalle sagome potenti e fortemente iconiche, emblemi di mobilità e di vitalità istintiva.
La pittura, densa e materica, è trattata a spatola con un gesto veloce, accompagnato in alcuni casi da un segno incisivo. Le scelte cromatiche, governate da esigenze espressive, spaziano dalle campiture bianche, animate da spessi grumi monocromi, ai contrasti timbrici che fanno esplodere le figure, alle variazioni tonali che modulano le serie. Curata e controllata la sintesi formale dell’immagine, così come la strutturazione della composizione, sempre nitida e razionale, sia quando è dominata da una singola presenza, enfaticamente collocata in primo piano, sia quando è scandita da sequenze ritmate.
La riscoperta delle opere giovanili di Paolo del Giudice ci offre l’opportunità di ricostruire i percorsi attraverso i quali è avvenuta l’acquisizione degli stilemi dissonanti e antigraziosi della modernità novecentesca nell’orizzonte della dominante cultura visiva tardo-impressionista della provincia veneta.
Corrado Castellani
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