Dall’11 giugno in libreria «Lettere alla moglie di Hagenbach», il nuovo romanzo di Giuseppe Aloe. Un romanzo sulla ricerca di sé e sul senso di un mondo che precipita. «Una volta ero Flesherman. Per la verità lo sono ancora. Ma una parte di me sta franando in me stesso». Capita così di rado che un breve giro di frasi ci faccia comprendere di avere di fronte un grande romanzo. Con un suono e un ritmo inconfondibili, che appartengono solo ai veri classici.
All’incrocio tra realtà, illuminazione e delirio, Aloe continua ad indagare a fondo la condizione umana, e il labile confine tra normalità e follia. «Lettere alla moglie di Hagenbach», suo sesto romanzo (in libreria per Rubbettino dall’11 giugno), prosegue nella scia dei precedenti tra i quali, il più noto, La logica del desiderio, finalista al Premio Strega 2012.
Al professor Flesherman, criminologo di fama internazionale, viene diagnosticata una forma incipiente di demenza senile che, secondo gli esperti, sfocerà progressivamente nel morbo di Alzheimer. A Berlino, dove si reca su invito di un collega dopo il ritrovamento di un cadavere che potrebbe essere quello di Rosa Luxemburg, apprende la notizia della scomparsa del noto scrittore Hagenbach.
Cercare Hagenbach, allora, diventa una necessità improrogabile. Le lettere che questi scrive alla moglie Dora, affetta da Alzheimer in stato ultimativo, gli sembrano pensate e scritte anche per lui. Da qui l’ossessione di mettersi sulle tracce di Hagenbach, come per tentare di trattenere i pezzi di quel mondo che lui sente precipitare.
Tra rimandi biografici, immagini potenti e metafore letterarie, Aloe affronta il tema della progressiva perdita di se stessi, creando un intreccio ben congegnato di elementi strutturali e stilistici che attingono alla tradizione mitteleuropea e approdano – tra i lividi bagliori del Baltico e gli accecanti riverberi del Mediterraneo – a una vera e propria detective story.
In un crescendo di visioni e di distacchi dalla realtà, dovuti al peggioramento del suo stato, Flesherman traccia il senso di straniamento e di dissociazione della propria esistenza, nella consapevolezza che la vita è un viaggio che va comunque affrontato, anche quando conduce verso l’ignoto. La ricerca di Flesherman è quella di una possibile via quando quella già indicata sembra svanire giorno dopo giorno, un cammino verso i limiti della nostra coscienza che appaiono come una terra nuova, in cui i punti di riferimento si confondono, apparendo ed eclissandosi come in un gioco beffardo. Con Lettere alla moglie di Hagenbach Aloe affida al mistero della parola il compito arduo, e forse velleitario, di condurre alla salvezza. Un romanzo che non smetterà, così facilmente, di farsi leggere…
Dal romanzo
«Era così nascosto, Hagenbach nella sua scrittura, così lontano da quello che stavi leggendo, che, naturalmente, iniziavi a pensare che dietro a quei racconti, in effetti non ci fosse nessuno. Che si fossero composti, come dire, da soli. Era remoto, ma nel contempo, in determinate circostanze, ecco che appariva. Faceva segno. Specialmente quando la vicenda diventava più tenebrosa. Arrivava l’autore, si materializzava sulla pagina. Come un’esplosione nel cuore di una città».
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