Il racconto della montagna e le sue pagine più preziose a Palazzo Sarcinelli (TV)

Da sabato 12 giugno, a Conegliano, nelle sale di Palazzo Sarcinelli, la mostra “Il racconto della montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento” svela le sue pagine più preziose e inedite. Non soltanto un excursus visivo di notevole impatto, quello offerto dalla rassegna coneglianese, curata da Giandomenico Romanelli e Franca Lugato, ma soprattutto un’esperienza culturale e narrativa, a tutto tondo. Con al centro un universo sublime, quello delle vette, popolato da autentici santuari della natura, da sempre ammantati di mito e di leggenda.

Un’aura quasi mistica, rispettata con puntuali riferimenti iconografici e restituita, agli occhi del visitatore, in tutta la sua magnificenza e maestosità dalle sei sezioni espositive, che iniziano con un taglio documentaristico e didascalico, tributando onore e merito all’abate Antonio Stoppani con la sua pietra miliare, il “Belpaese”, al nostro poliedrico Giuseppe Bepi Mazzotti con la sua ironica “La montagna presa in giro” e all’eroe risorgimentale Cesare Battisti, cartografo e studioso di tutte le cime della Dalmazia. Pionieri ed esploratori delle più suggestive cime delle Dolomiti venete e del Nord Italia, Valle d’Aosta in primis. Precursori della moderna promozione turistica, con il loro acume osservativo, il certosino lavoro di catalogazione e le brillanti intuizioni, declinano l’habitat montano come peculiare patrimonio geografico e naturalistico, da scoprire e da difendere.

Il cuore pittorico e artistico palpita nelle sezioni che seguono, affidate alla maestria di nomi celebri della pittura alpina, che, attraverso le loro sapienti pennellate, si veste dei più vari stili rappresentativi, dal romantico al realista, dal simbolico al divisionista. Edward Theodore Compton e Guglielmo Ciardi, padre quest’ultimo della pittura di montagna, di cui si possono ammirare tele di particolare ariosità ed effetto cromatico, dedicate all’arena dolomitica bellunese, alla conca cortinese, alla Pedemontana vittoriese, al Grappa, all’altopiano di Asiago e alle Alpi Carniche. Pelmo, Civetta, Marmolada e le loro creste svettanti emozionano, ancora una volta, nelle suggestioni luministiche di Giovanni Danieli e di Giovanni Salviati, allievo del Ciardi. Echi simbolici, rimandi biblici, atmosfere rarefatte dominano i lavori di Traiano Chitarin, di Francesco Sartorelli, di Tommaso Wolf, ispirati alla lezione straordinaria di Segantini e di Previati.

Guglie, rilievi, crinali, che nel bianco manto nevoso amplificano fascino e incanto poetico. Si guardi agli immacolati paesaggi cadorini di Tito Zivelonghi, di Millo Bortoluzzi, di Carlo Costantini Tagliabue. Costumanze e tradizioni dei borghi sappadini, dei villaggi carnici di Forni di Sopra e di Sauris, uniti ai profili possenti delle dolomiti friulane, rivivono nelle opere di Marco Davanzo, Pio Solero, Giovanni Napoleone Pellis. Il triestino Napoleone Cozzi, pittore e alpinista appassionato, delizia gli occhi con la pregevole raccolta di acquerelli dedicati alle Prealpi clautane, da Rocca Duranno, al Campanile Montanaia fino al Monte Toro.

Montagne che dialogano con il cielo e con il sottosuolo, come emerge dalla collezione incisiva, quasi espressionista, dei capolavori del pittore e speleologo Ugo Flumiani, con protagonista il “ventre” stalattitico e stalagmitico delle triestine Grotte di San Canziano. Cattedrali naturali oltre i confini italiani, picchi sloveni e croati, ricchi di spiritualità nel loro inviolabile silenzio, come ben documentano i quadri di Gabrijel Jurki?, superbo interprete slavo della pittura modernista e sintetista. Primeggia nell’epica delle scalate la vita avventurosa della prima donna a conquistare, tra il 1886 e il 1890, le cime del Cristallo, del Cimon del Froppa, della Marmolada, la trevigiana Irene Pigatti, nata a Colle Umberto nel 1859, ardita maestra di ascensioni e collezionista di cime, insieme all’agordina Maria Amelia Paganini.

Da segnalare l’originale raccolta di manifesti pubblicitari, provenienti dalla collezione Salce di Treviso, tra cui spiccano il cartellonista Franz Lenhart, a cui si deve l’invenzione del marchio montagna come luogo di svago, di sport e di villeggiatura e il coneglianese Sandro Bidasio degli Imberti, in arte Sabi. Montagne oltre il tempo che uniscono uomini ed epoche: per le generazioni che secolo dopo secolo si rinnovano, le vette continueranno a rappresentare la via più vicina per toccare il cielo e per sentire il respiro universale del Creatore, che dentro “Il racconto della montagna” spira intenso ed eterno.
Elena Pilato

Dal 12/06 all’8/12/2020 la mostra promossa dal Comune di Conegliano e da Civita Tre Venezie è aperta dal giovedì alla domenica 11-19, con ingressi contingentati e rispetto delle norme di distanziamento; costo del biglietto 11,00 euro; info 0438 1932123. Sito web: https://www.mostramontagna.it

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