Finalmente l’educazione civica diventa materia obbligatoria. Era stato Aldo Moro a volere per primo l’educazione civica nelle scuole, come racconta Mario Caligiuri, docente di pedagogia della comunicazione presso l’Università della Calabria, nel suo libro «Aldo Moro e l’educazione civica», edito da Rubbettino.
Abbiamo chiesto al prof. Caligiuri di commentare la notizia data dai giornali in queste ore:
CALIGIURI: «Nella assoluta incertezza di quanto capiterà nei prossimi mesi, è stato sistemato un sassolino, che però potrebbe servire per correggere la rotta. Si tratta dell’educazione civica, materia intuita da Aldo Moro da ministro della pubblica istruzione nel 1958. Dopo alterne vicende e solo con un anno di ritardo, questa disciplina è diventata obbligatoria ed è soggetta anche a un voto di valutazione, come l’italiano o la matematica.
Alle fluviali indicazioni della legge, sembra che le aree di intervento siano ridotte a tre: studio della Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale. Sono ancora troppe. Come ho avuto modo di sostenere nel volume «Aldo Moro e l’educazione civica. L’attualità di un’intuizione» (Rubbettino, 2019) questa materia andrebbe concentrata sugli effetti della disinformazione, che rappresenta, a mio modo di vedere, l’emergenza educativa e democratica di questo tempo, come le vicende del coronavirus hanno poi clamorosamente confermato.
Piuttosto che attardarsi su concetti vuoti, come il pensiero critico che vuoto non è ma che è semplicemente il risultato di altro, a cominciare dalla conoscenza semantica delle parole e della lucidità dei concetti, due iniziative mi permetto di suggerire. La prima è assicurare, presto e non annunciando soltanto, adeguate misure a supporto per dirigenti e docenti, con linee guida nazionali per evitare che la sciagurata autonomia scolastica produca effetti creativi che determinano in larga misura la nullità delle intenzioni. Pertanto una massiccia azione di orientamento e formazione specifica potrebbe produrre qualche utilità.
In secondo luogo, così come aveva intuito Aldo Moro, l’educazione civica potrebbe rappresentare un grimaldello per innovare i processi educativi nella scuola italiana che, insieme all’università, continuano a riproporre professioni superate e che sono già travolte dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale (che assicura competenze in gran parte migliori e più efficienti di quelle umane) e dai social digitali (che adesso rappresentano l’ambiente educativo più potente per le giovani generazioni).
L’educazione civica, insomma, per riportare la persona al centro del processo educativo. Dovrebbe essere questa una intenzione ovvia, ma intanto si continua a parlare di sistemazione dei precari, dei centimetri delle distanze dei banchi e di varie amenità, evitando con estrema cura da quasi mezzo secolo di intervenire sui nodi strutturali che sono certamente difficili ma gli unici che potrebbero consentire di andare oltre la manutenzione del dolore dell’istruzione».
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