La terra su cui si ergeva la Grande Quercia di Dante, in territorio di San Basilio, nel Delta Veneto del Po, continua a far emergere altre testimonianze della sua più volte millenaria storia. Da San Basilio non transitò solo Dante, naturalmente. All’epoca del passaggio del Divin Poeta qui sorgeva un romitorio collegato all’Abbazia di Pomposa e poco più. Ben diverso era l’aspetto di questo lembo del Delta, oggi lontano — km dal mare, nei secoli e millenni precedenti.
Le Dune fossili, sui cui sorge la chiesetta romanica di San Basilio, un tempo delimitavano il mare. Il porto che qui era attivo dialogava con quelli di Adria e di Spina nella gestione dei traffici nel mondo allora conosciuto. In epoca romana da qui transitava la Via Popillia che, attraverso Adria, congiungeva Rimini all’importante colonia romana del nord Italia, Aquileia, protesa verso le ricchezze del Norico. Proprio a San Basilio è da identificare la stazione di posta e cambio cavalli, la mansio Hadriani, segnalata nella Tabula peutingeriana, la più antica carta stradale romana conosciuta. E magnifici sono i resti di una lussuosa villa romana e di un battistero paleocristiano ancora visitabili in un’area musealizzata nei pressi della chiesetta.
Ma l’attenzione degli archeologici ha, da qualche anno, puntato sulla “San Basilio” ancora precedente, quella presente in epoca etrusca. Gli scavi che in questi mesi sono in corso a cura delle Università di Venezia e di Padova, insieme alla Soprintendenza di territorio e al Museo archeologico nazionale di Adria, stanno delineando la presenza di un sito di una certa importanza già prima dei noti insediamenti romani.
Alberta Facchi, Direttore del Museo di Adria, dove sono conservati diversi manufatti provenienti dal territorio di San Basilio, sottolinea come da queste ultime indagini sia emerso un dato affatto prima scontato. Ovvero la possibile continuità tra l’insediamento etrusco e quello romano, senza che – come si pensava in passato – ci sia stata una interruzione temporale tra la presenza etrusca, documentata dallo scorcio del VII secolo, e quella romana del II sec. a.C.
“Benché costruito con materiali locali che poco si conservano nel corso dei secoli (anche gli scavi recenti hanno restituito solo strutture in legno e argilla), l’insediamento etrusco di San Basilio riveste importanza particolare per il fatto che sembra essere il più antico punto di approdo dei naviganti greci dell’età del ferro in quest’area, una ventina di anni prima di Adria.
E’ qui che si sperimentò per la prima volta quella presenza multiculturale di genti venete, etrusche e di naviganti greci, che qui convergevano al fine di commerciare. Come nella vicina Adria, anche a San Basilio i Greci scambiavano i prodotti di lusso provenienti dal Mediterraneo, tra cui il vino e l’arte di berlo nonché pregiati unguenti profumati, con i prodotti della pianura, i metalli dell’Oltralpe e la preziosa ambra del Baltico.
Gli scavi recenti consentono quindi di ipotizzare che il sito non fu offuscato e cancellato dalla nascita della vicina Adria (che nel VI secolo divenne una vera e propria città), ma mantenne un ruolo nel sistema di commercio tra Etruschi e Greci. Questo ruolo e le sue modalità di sviluppo è ciò che i prossimi scavi e le tesi di laurea ad essi connessi si prefiggono di indagare.
Il progetto di scavo a San Basilio, realizzato con il sostegno congiunto della Fondazione Cariparo e del progetto Interreg Value, è stato sospeso per quest’anno a causa dell’emergenza Covid 19. Riprenderà nella primavera 2021 con il suo duplice volto di indagine scientifica e operazione di turismo partecipativo”.