La vita del marchese Emilio Pucci, il geniale anticipatore, sin dai primi anni Cinquanta, del “made in Italy” al di qua e al di là dell’Atlantico, diventato stilista quasi per caso: nel 1947, durante una vacanza a Zermatt, la fotografa di «Harper’s Bazaar» notò la tenuta sciistica in inusuali colori fluo di una giovane, cara amica di Pucci, ideata e creata proprio da lui. Gli fu dedicato un articolo sulla nota rivista di moda e da quel momento il suo successo fu immediato.
Nella vita di Pucci il lato fatuo, la flànerie, ha convissuto e si è intrecciato con episodi tragici e a volte drammatici.
Il suo legame sentimentale con Edda Ciano accese di pettegolezzi tutti i salotti buoni dell’Italia fascista, quando lei gli si affidò per sottrarre alla Gestapo i diari del marito, Galeazzo Ciano, appena fucilato a Verona, in un susseguirsi di fughe mozzafiato dai servizi segreti alleati e dagli ufficiali tedeschi.
In questo lungo racconto l’autore riesce in modo mirabile a ricostruire le atmosfere e i personaggi dell’epoca che circondano e accompagnano la vita di Pucci e mezzo secolo della nostra storia.
Forse non tutti sanno che:
– Abile sciatore, venne arruolato dalla squadra nazionale olimpica italiana e partecipò alle Olimpiadi invernali del 1936
– Nel 1938 si arruolò come ufficiale nell’aviazione italiana e partecipò alla Seconda guerra mondiale come aviatore sugli aerosiluranti
– Ogni stampa che Pucci ideò portava il nome del designer “Emilio” con una firma scritta a mano, cosa che segnò il debutto del nome di uno stilista come logo
Enrico Mannucci, nato a Firenze nel 1952, ha lavorato a «Paese Sera», «La Nazione», «Il Tirreno», «Panorama», «L’Europeo» (diretto da Lanfranco Vaccari, la testata cui è più affezionato), «Anna», «Sette», «Il Corriere della Sera». Fra i libri che ha scritto troviamo Grandi marche d’Italia, Casa Savoia, Caccia grossa ai diari del duce, In pace e in guerra, nonché due biografie: questa di Emilio Pucci e quella di Tommaso Besozzi, I giornali non sono scarpe.
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