Nel corso della visita alla Nuova Pilotta del Direttore Generale del Ministero della Cultura, Massimo Osanna, accolto dal Direttore dell’Istituzione parmense Simone Verde, è stata ufficialmente aperta al pubblico una nuova, raffinata sezione del museo parmense, quella dedicata all’ “Arte a Parma, 1300 – 1400”.
Allestita in un ambiente accessibile dal Vestibolo del Palazzo, questa nuova sala espositiva è posta allo snodo dei flussi di visita verso la Biblioteca Palatina e, d’altro lato, verso il Teatro Farnese ovvero di due dei più importanti gioielli della Nuova Pilotta.
Il visitatore può ammirarvi opere rarissime, di straordinaria valenza stilistica, dipinti datati tra l’ultimissimo Trecento e il pieno svolgersi del secolo successivo, che evidenziano la graduale transizione tra il Gotico e il primo Rinascimento.
Come ben illustra Simone Verde, che della Nuova Pilotta è il direttore ed artefice, “a cavallo tra Quattrocento e inizi del Cinquecento gli artisti che si affermano a Parma, pur corrispondendo alle richieste di una committenza religiosa o di una società “gotica” ancora legata alla cultura di corte, cominciano a guardare verso Milano, Venezia e Bologna in cerca di nuovi stimoli.
Un esempio significativo lo offre il parmigiano Jacopo Loschi che nella Madonna col Bambino in trono e Dio Padre benedicente, firmata e datata 1471, imposta la struttura del trono creando uno spazio metafisico in cui le figure ritratte sono impreziosite da panneggi di gusto tardogotico: una composizione ricercata in cui evidenti sono i contatti con la pittura lombarda, veneta e bolognese. Anche l’anonimo maestro attivo nella fortezza di Roccabianca guarda alla Lombardia, testimoniando il nascente mecenatismo dei nobili locali. È solo con la generazione successiva che l’Umanesimo si afferma davvero in città: chiari riferimenti alla bottega dei Bellini emergono nei dipinti di Filippo Mazzola, padre del Parmigianino, in cui si colgono citazioni venete rilette alla luce della cultura cremonese, di cui era esponente il suo maestro Francesco Tacconi.
Nella grande pala di Cristoforo Caselli dipinta per la Cappella del Consorzio dei Vivi e dei Morti in Duomo, datata 1499, lo splendore cromatico, la ricercatezza delle vesti e degli ornamenti, la profusione dell’oro e la nitidezza del disegno costituiscono un repertorio di elementi appresi durante il soggiorno a Venezia tra il 1489 e il 1495. Più eclettica risulta la pittura di Alessandro Araldi che mescola esperienze bolognesi, toscane ed umbre. Artista di rara raffinatezza è invece Josaphat Araldi che nel San Sebastiano col panneggio accartocciato e quasi marmoreo, rievoca una impostazione prospettica e una visione naturalistica che riflette anche un’apertura verso la pittura nordica”.
Con questa nuova sezione, continua, passo dopo passo, il processo di trasformazione e adeguamento del Complesso monumentale, voluto dal direttore Verde, con l’obiettivo di fare della Nuova Pilotta uno dei più importanti musei europei, non solo per i suoi contenuti ma anche per le modalità nuove di racconto.
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