Dietro l’angolo, ad attenderla, c’è Parigi e le Paralimpiadi del 2024. Lei vuole e sa farcela da sola. Possiede, infatti, una chiarezza d’idee e d’intenti, da far invidia a una veterana. Lei è Asia Pellizzari, 19 anni, di Mareno di Piave, campionessa del tiro con l’arco, atleta dall’età di 12 anni, sezione Compound, reduce dalla sua prima partecipazione ai Giochi Paralimpici di Tokio 2020, dove tra il 28 agosto e il 1 settembre, si è confermata tra le 8 migliori atlete di specialità al mondo, superata, soltanto ai quarti, dall’inglese Victoria Rumary, con il punteggio 130/124.
Asia: un nome, un destino. Così spiccati sono il suo temperamento e la sua grinta che non esistono confini o barriere, in grado di fermarla. E la carrozzina che l’accompagna fin dalla tenera età, a causa della tetraplegia seguita a un incidente stradale, diventa un’alleata della sua voglia di libertà. “Mi piace guardare, sempre, al lato positivo e costruttivo di ogni esperienza- sottolinea Asia- andare oltre me stessa, cercare di migliorarmi, perché quello che ritengo più importante è continuare a credere nelle proprie risorse, rimettersi in gioco ogni volta, sfidare sé stessi”.
Un bilancio delle tue Paralimpiadi: quali i momenti più emozionanti e quelli più impegnativi?
“Un’esperienza bellissima, indimenticabile, un sogno avverato, che mi ha fatto crescere moltissimo, come persona e come atleta. La lunga trasferta, diversa da tutte le altre, il primo viaggio da sola, affascinante, gli altri atleti, gli incontri e le amicizie nel Villaggio olimpico, la condivisione e gli scambi nella diversità di ciascuno, fin dalle piccole cose: mi piaceva un sacco riordinare, ogni giorno, la camera assegnataci e, oltre la mia disabilità, me ne occupavo molto volentieri. Tutto mi ha arricchito e mi ha insegnato ad andare oltre le difficoltà, oltre i miei limiti, a superare timori e paure. A livello di risultati le qualificazioni sono andate molto bene, mentre il giorno della gara ero davvero troppo emozionata, le condizioni del tempo non erano delle migliori e l’ultima freccia non è andate a segno, come volevo. Ma ci tengo a sottolineare che noi non siamo le nostre frecce sbagliate, non siamo i nostri errori. Noi siamo la voglia di ricominciare, di rialzarci e di fare meglio la prossima volta”.
Prossimo obiettivo, il pass per Parigi 2024: come ti stai preparando?
“Parigi è l’altro grande traguardo a cui punto. A metà febbraio 2022, a Dubai, affronterò la prima gara agonistica di specialità, che mi permetterà, lo spero, di ottenere la convocazione. Mi sto preparando, con costanza e determinazione. Mi alleno, ogni giorno, a casa, variando le distanze, corte, brevi, più lunghe, di categoria, con bersaglio e nel Campo di allenamento di Ramera, seguita e affiancata dal mio team Nazionale. Faccio esercizi fisici adeguati, di potenziamento muscolare delle spalle, di concentrazione, di respirazione. Mi nutro con un’alimentazione sana ed equilibrata. Cerco, specialmente, di stare bene, in armonia, con le persone che mi circondano. La serenità è la chiave per riuscire in tutto”.
Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere la tua strada, imparando a tirare con l’arco a un buon livello?
“Consiglierei di trovarsi un’Associazione sportiva per i primi passi, un allenatore in gamba e di non perdersi d’animo, specie quando le circostanze si fanno più dure e difficili. Io sono stata fortunata, grazie a mamma Carla e ai miei genitori, che mi hanno iscritto all’Associazione coneglianese degli Arcieri del Castello. L’Associazione mi ha accolta fin da subito con entusiasmo, mettendomi a disposizione un allenatore nazionale, molto preparato, come Ezio Luvisetto, che mi segue con scrupolosità”.
Per il tuo futuro, quali sogni custodisci nel cassetto?
“Tanti! Mi piacerebbe fare un corso di lingue, trovare lavoro, prendere la patente, andare a vivere da sola. Dopo il diploma, nel 2020, al Da Collo di Conegliano, mi sono presa un po’di tempo per valutare scelte e passi da compiere. Mi piace essere autonoma, indipendente. Costruirmi la vita, senza lamentarmi. Le difficoltà devono servirci per spronarci, per stimolarci. Io guardo, sempre, a quello che c’è, non a quello che non c’è. Non bisogna fermarsi ai primi ostacoli, bisogna cercare le soluzioni e impegnarsi, per dare il proprio contributo. Va bene il supporto degli altri, ma farcela da soli ti rinforza il carattere e ti motiva ancora di più. Nello sport, come nella vita”.
Elena Pilato