Viticoltura ed economia circolare: un binomio, che può e deve realizzarsi con azioni concrete, sinergie e protocolli d’intesa, tra pubblico e privato, tra istituti formativi e realtà produttive, senza dimenticare il contributo della Chiesa e delle famiglie in una prospettiva lungimirante di pluralismo tra tutti gli attori coinvolti.
È il messaggio forte e chiaro, emerso dalla prima edizione di “Vite in circolo. Economia circolare sulle colline del Prosecco Superiore”, serata promossa dall’Associazione “La Chiave di Sofia”, moderata dal giornalista Massimiliano Ossini, svoltasi venerdì 17 settembre, al Teatro Careni di Pieve di Soligo. Per parlare di una nuova ecologia, più etica e più universale, che metta al centro la tutela delle risorse limitate, a disposizione, sono stati chiamati tre rappresentanti del mondo imprenditoriale locale, scolastico e vinicolo.
Il passaggio decisivo dall’economia di tipo lineare, orientata esclusivamente alla produzione massiva e al profitto unilaterale, all’economia circolare, indirizzata verso l’eterogeneità dei cicli di produzione e dei modelli di coltivazione, capaci di riconvertire rifiuti e sottoprodotti di scarto, è la via maestra da seguire per la salvaguardia della fragilità del pianeta, tanto cara anche a papa Francesco da diventare il fulcro tematico della “Laudato sì”.
“Occorre introdurre nei cicli produttivi e nelle logiche imprenditoriali una maggiore sensibilità e attenzione per l’aspetto del riciclo e del riutilizzo degli scarti- spiega Giorgio Iviglia, ingegnere biomedico della Glerage, azienda cosmetica di Pieve di Soligo- basti pensare che dei sottoprodotti derivanti dalla vinificazione, in Germania, il riutilizzo si attesta intorno al 20%, mentre in Italia siamo intorno al 18%. Lo scarto è una risorsa fondamentale, che ha bisogno di approcci più creativi e di soluzioni alternative, che sappiano integrare l’etica ambientale con le dinamiche aziendali”.
Cruciale, come sempre, il ruolo chiave della scuola per le generazioni future sulla cultura ambientale. “Cerchiamo di dare e di trasferire ai ragazzi soprattutto interventi concreti ed esperienze formative a 360°, tra le viti, in campagna, in cantina, rendendoli gli artefici, i protagonisti in prima battuta, raccoglitori e verificatori di dati, delle didattiche operative pianificate- descrive Matteo Della Libera, docente dell’Istituto Cerletti di Conegliano- puntando su progetti che riguardino la lotta biologica integrata con microrganismi che migliorino la vita delle piante, la tutela della biodiversità, la certificazione della qualità dell’acqua, dell’aria, del terreno, la gestione dell’ambiente in sinergia con l’aspetto anche sociale e ricreativo”.
Collante di questa svolta ecosostenibile è il dialogo, le buone pratiche di collaborazione e d’incontro che permettono una crescita equa e il benessere condiviso. “Oltre ai progetti e alle misure concrete che si stanno via via implementando nel settore della coltivazione della vite e nei processi di vinificazione, per alleggerire i cicli produttivi dai consumi, dalle plastiche, dai pesticidi e, per tutelare la filiera in termini di autenticità biologica- sottolinea Ivo Nardi, produttore vinicolo di Farra di Soligo- ciò che conta sempre di più è il dialogo, la mediazione tra tutte le istanze di pensiero legittime della società e il recupero di un senso di comunità . In questa direzione un supporto prezioso viene dalla nostra diocesi, di Vittorio Veneto e dal tavolo di concertazione e di scambio avviato dalla Pastorale Sociale e dal gran lavoro di coesione portato avanti da don Andrea Forest, il referente diocesano”.
Elena Pilato