Giovanni Miani è solitamente avvicinato ad Indiana Jones e forse non si tratta proprio di uncaso. In uno dei più fortunati episodi della famosa serie cinematografica, quello dedicato a “I predatori dell’Arca Perduta” (1981, regia di Steven Spielberg, 5 Premi Oscar), Harrison Ford si prodiga nella ricerca dell’Arca dell’Alleanza.
Qualche cosa di simile ebbe a sognare anche Giovanni Miani, come evidenzierà la mostra a lui dedicata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in programma a Palazzo Roncale dal 12 marzo al 26 giugno, curata da Mauro Varotto, da un progetto di Sergio Campagnolo.
L’esploratore rodigino, nel mentre si avventurava alla scoperta delle sorgenti del Nilo, continuava ad essere roso da un chiodo fisso: individuare il mitico Offir. Ovvero la città, il luogo, la regione del mondo dalla quale Re Salomone riceveva, quale tributo ogni tre anni, una flotta carica d’oro, pietre preziose e legno di sandalo. Un luogo dove anche le strade si diceva fossero lastricate d’oro. A menzionare l’Offir, e le sue incommensurabili ricchezze, era la Bibbia e perciò non di un mito ma di una certezza doveva trattarsi.
Miani sognò per una vita di rintracciare quel biblico luogo di ogni ricchezza e a questi suoi studi dedicò persino una memoria letta a Parigi nel 1858 in occasione del Congresso delle Società Dotte di Francia ed edita poi a Venezia nel 1862 col titolo: “Posizione Geografica dell’Offir della Bibbia e dell’origine del Nilo”, pubblicazione che sarà esposta nella mostra rodigina.
L’Offir, secondo Miani, “non poteva essere né in Arabia, né nelle Indie, né in Perù, come lo avevano stabilito molti dotti con inutile erudizione”, affermando invece che “l’Offir è nel centro dell’Africa, e credo potere far conoscere i tesori che essa possiede, e quanta utilità sarà la scoperta del Nilo, essendo vicina all’Oceano Indiano”.
Miani, come si evince dal suo scritto, non fu il solo a dedicare la vita alla ricerca di questo biblico Eldorado. È decisamente fitta la schiera di studiosi, esploratori, visionari che ritenevano di aver individuato l’Offir. Chi in Asia – tra Afghanistan, India e Filippine – chi in Africa – tra Zimbabwe, Mozambico e Sudan – ma anche in Perù e negli Stati Uniti.
Quanto questo nome continui a pervadere l’immaginario, lo conferma la scelta dell’esercito israeliano che, occupando il Sinai nel corso della Guerra dei Sei Giorni, decise di fondare un insediamento sulle sponde del Mar Rosso, chiamandolo appunto Offir. Nasceva così quella che pochi anni dopo sarebbe diventata una delle mete più ambite dal turismo: Sharm el-Sheikh. Dove l’oro è quello della sabbia e il tesoro è dato dalle entrate derivanti dal turismo internazionale.
Anche l’Arca Perduta, di cinematografica memoria, ha a che vedere con l’Offir. Re Salomone ebbe infatti un figlio dalla Regina di Saba. Costui, Menelik, si ribellò al padre e, nell’abbandonare Gerusalemme, sottrasse l’Arca dell’Alleanza che, si tramanda, venne nascosta proprio nell’Offir, tesoro divino tra i tesori umani. Diventando l’oggetto assoluto del desiderio di generazioni e generazioni di cercatori dei tesori di un mito impossibile.
Fondazione Cariparo
Relazioni con i media:
dott.ssa Alessandra Veronese
Ufficio Comunicazione
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net; simone@studioesseci.net,
referente Simone Raddi