Design e designer a Genova negli anni Sessanta Luisa Chimenz

Alla sezione dedicata al design, curata da Luisa Chimenz, viene affidato il compito di presentare una narrazione solo apparentemente distante e rendere evidenti connessioni e legami, affezioni e testimonianze di una partecipazione di Genova al boom economico.

All’interno dello spazio dedicato a questo tema sono esposti alcuni prodotti iconici del design italiano degli anni Sessanta, manifestazione del coraggioso e proficuo rapporto tra mondo del progetto e produzione dell’industria, testimonianza esemplare del rapporto con Genova.

Un calibrato focus narrativo su due dei capisaldi del design italiano, il lighting design e il design delle sedute, con alcune ‘incursioni’ importanti, citazioni sublimi del rapporto tra designer e industria. Progettati per assolvere a specifica funzione, risposte tangibili a necessità della vita quotidiana, i prodotti restituiscono immancabilmente fotografia del tempo e del luogo al quale appartengono. Raccontano storie semplicemente con la loro presenza e divengono espressione materiale di valori, concetti ed eredità immateriali.

I maestri a Genova negli anni Sessanta

Nel decennio degli anni Sessanta, il design italiano, ormai maturo, elabora risposte progettuali di qualità formali, funzionali e costituenti internazionalmente riconosciute. La sezione mette in mostra il ‘passaggio’ genovese di alcuni maestri indiscussi del tempo con progetti che esemplarmente esprimono la poetica dell’oggetto ‘di design’, cui affidano certa libertà d’espressione che sarà una cifra comune al design italiano di questi tempi.

Dalla figura centrale di Albini e la sua influenza a Genova, a coloro che hanno operato nel complesso della Pineta di Arenzano, una selezione delle opere che per tecnica compositiva, plasticità e tecnologie dimostra quell’insostituibile unione tra produttori e progettisti che crea un movimento sincronico unico. Figure complete e impegnate, teorici e progettisti, educano, discutono, prendono posizioni, orientano il gusto di un pubblico borghese ancora giovane. Talvolta frutto di lunga ricerca, talaltra quasi giochi con materie e forme nuove, le risultanze del design saranno attive e temerarie, belle e fresche, già dotate di una temporalità immutabile dal carattere spiccatamente italiano.

Tra i protagonisti Giotto Stoppino, Lodovico Meneghetti, Vittorio Gregotti, per Poltrona Frau; Franco Albini, per Cassina; Ignazio Gardella, Arenzano, per TATO; Angelo Mangiarotti, Gio Ponti, Vico Magistretti, tutti per Artemide; Marco Zanuso, per Cassina.

I Eurodomus 1966

Nella I Eurodomus 1966, tenutasi presso il Palazzo dei Congressi di Genova dal 30 aprile al 15 maggio, si affronta il tema della casa moderna, contestualizzandola nel mondo contemporaneo. È un primo irrinunciabile evento: altri seguiranno, in altre città, non dedicati a un pubblico ‘di settore’ ma aperti a tutti. Organizzato per diffondere l’importanza di linguaggi nuovi e contemporanei nel design, diventa veicolo per l’orientamento del gusto, ma anche occasione per la presentazione di spunti per l’arredo della casa che vengono da molto lontano.

Due le aziende acclamate dalla rivista Domus, meritano la menzione d’onore, Martinelli e Bonacina 1889. Esse ben rappresentano il design italiano degli anni Sessanta: legato a un attivo rinnovamento della tradizione, mutuato da un antico saper fare e proteso in avanti nelle forme e nei componenti, in entrambi i casi linguisticamente attraente e iconicamente intramontabile.

In mostra, Gio Ponti, per Poltrona Frau, Joe Colombo, per Oluce, Elio Martinelli, per Martinelli Luce, Giovanni Travasa per Bonacina 1889, e ancora Joe Colombo, per Bonacina 1889.

Il ruolo delle gallerie

L’aspetto sociale delle contestazioni passa indiscutibilmente per le azioni culturali promosse da tre gallerie: La Polena, La Bertesca e Il Deposito. Il malessere e le agitazioni del tempo che altrove si esprimono con una destrutturazione dei principi del funzionalismo e una fortissima contestazione delle risultanze del Movimento Moderno, a Genova vedono un’espressione estrinseca, in qualche modo, opposta. Sempre politicamente e socialmente impegnata, la traccia del design non è forse così evidente nella sua riconducibilità alla città, ma si configura invece poco appariscente, operaia, impegnata, ‘vera’ rispetto al contesto nazionale.

Grazie alle relazioni e ai rapporti che si intessono e intersecano intorno alle gallerie, questa diventa ‘minimalista’ in AG Fronzoni, etica con Eugenio Carmi che stringendo intorno a sé Wachsmann, Bill, Vasarely, Manzi collegandoli alla produzione dell’Italsider viaggia in direzione opposta rispetto all’astrazione estetizzante del Radical tenendo ferma la volontà di rendere l’arte figurativa e applicata accessibile a tutti.

In mostra: AG Fronzoni, con la sedia Serie 64, per Cappellini; Victor Vasarely, con Vassoi, Eugenio Carmi, con cinque latte per Italsider, Riccardo Manzi, con Scatola, tutte realizzazioni per Italsider e Max Bill, con Sgabillo per Zanotta.

Ufficio Promozione e Comunicazione – Palazzo Reale di Genova

Anna Manzitti, anna.manzitti@beniculturali.it, tel. 010.2705218.

Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo

Tel. 049 663499; www.studioesseci.net; simone@studioesseci.net,

referente Simone Raddi

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