La rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e curata da Simonetta Zanon, prosegue mercoledì 23 novembre alle ore 20.30, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, con la proiezione del film Dal pianeta degli umani di Giovanni Cioni (Italia, 2021, 83’), pellicola che ha anche dato il titolo a questo nuovo ciclo di proiezioni, che propone un ricco calendario di sei date e otto film, raccontati da registi, interpreti e addetti ai lavori.
Il regista sarà presente alla serata.
Un sopralluogo nel silenzio della frontiera di Ventimiglia, tra Italia e Francia, una frontiera di cui non si parla più, con migliaia di migranti bloccati, diventa una fiaba fantastica, narrata da un coro di rane, in cui uno scienziato sperimenta una cura di ringiovanimento con testicoli di scimmie. Il dottor Voronoff è realmente esistito, negli anni 1920 la sua fama fu planetaria. Poi l’oblio, come se non fosse mai esistito. La sua villa sta lì, sopra la frontiera. Le gabbie delle scimmie sono lì, nel silenzio. In questo silenzio i migranti non esistono – non possono esistere nella vacanza permanente della splendida riviera sul Mediterraneo.
Scrive Silvio Grasselli su «Alias-il Manifesto»: «Due anni dopo Non è sogno, Giovanni Cioni torna a Locarno con un nuovo stupefacente film. Dal pianeta degli umani, nel quale esplora, trasfigurandola, la frontiera italo-francese tra Ventimiglia e Mentone, è una favola sui generis, un racconto fantastico, un film di fantascienza che narra di migranti, di scienziati, di corpi di animali e di spettri di uomini, di vita e di morte. Un documentario d’invenzione, un film d’archivio lucidamente anacronistico, un saggio lirico e politico sul ruolo del cinema oggi…».
Note di intenzione (Giovanni Cioni)
Volevo solo andare sui luoghi della frontiera. Vedere, essere sui luoghi. Un sopralluogo. Siamo sempre sui luoghi dopo che qualcosa sia successo. E sembra che non sia successo nulla. O siamo nei luoghi durante, ma tutto si svolge in silenzio. Non sta succedendo nulla. Ogni giorno, ogni notte, i migranti tentano il passaggio. Vengono fermati, respinti, rinchiusi, picchiati, cacciati, ritentano. Ma non esistono. Siamo sulla splendida riviera della vacanza permanente. Siamo nel silenzio della frontiera, come se non stesse succedendo niente, come se quello che succede non avesse più realtà, nel presente in tempo reale – ma succedesse in un altro tempo e un altro spazio. A quei tempi – così iniziano le fiabe. In quei tempi, su questa stessa riviera fiabesca, viveva uno scienziato che esplorava la causa profonda della morte, per capire se la vita aveva previsto la morte. La sua cura di ringiovanimento con trapianti di testicoli di scimmia sull’uomo lo rese famoso sul pianeta intero. Poi l’oblio. Quando mi hanno raccontato di Serge Voronoff, mi hanno mostrato la villa sulla frontiera, le gabbie in rovina dove allevava le scimmie, ho pensato al personaggio di un film fantastico dell’epoca. Un Dottor Moreau, o lo scienziato dell’Invenzione di Morel, il romanzo di Adolfo Bioy Casares, che ha inventato degli spettri dell’eternità.
Mi sono detto che se devo raccontare il silenzio di questa frontiera, lo racconto come in un film fantastico, di un’altra epoca, una fiaba del presente. La storia di Voronoff s’intreccia con la storia dell’epoca. Ebreo russo, ha conosciuto i pogrom. Arriva a Parigi all’epoca della campagna antisemita dell’affaire Dreyfus. Diventa famoso e ricco, frequenta celebrità dell’epoca, amministratori coloniali francesi, gerarchi fascisti. La sua fama non lo mette al riparo dalle Leggi razziali del 1938, dalla fuga, dalla deportazione. Il silenzio della frontiera, l’oblio, la negazione del presente, la morte, la vita. Essere in vita, quale vita? Poi ci sono le rane che cantano. Le rane che sono invisibili e sono ovunque. Animali di passaggio tra la vita e la morte, l’acqua e la terra. Le rane cantano nelle loro cisterne, canti polifonici che raccontano la fiaba del mondo. C’erano, a quei tempi, e ci sono sempre. Testimoni beffardi della storia. Avevo registrato i loro canti, nelle cisterne d’acqua sospese sulla riviera, e sono loro che mi hanno permesso di raccontare questa storia. Sono sempre lì, in vita, come se la morte non le riguardasse, come se l’avessero superata.
Giovanni Cioni
Nato a Parigi nel 1962, vissuto per quasi tutta la vita a Bruxelles – dove si è formato – e riapprodato nel Mugello dei suoi avi solo pochi anni or sono, Giovanni Cioni porta con sé uno sguardo profondamente europeo in ciascuno dei suoi atti di cinema. Sarà questa caratteristica a rendere i suoi film così immediatamente apprezzati nel resto del mondo.
La filmografia di Giovanni Cioni, impressionante per vastità di temi e per incisività, parla da sé dell’immensa risonanza del suo lavoro: partendo dalle opere più recenti, Non è Sogno, in anteprima a Locarno 2019, selezione ufficiale; Viaggio a Montevideo è stato selezionato tra gli altri festival a Cinéma du Réel 2017 e alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro 2017; Dal Ritorno è stato selezionato in competizione internazionale a Cinéma du Réel 2015, Biografilm Festival 2015, Filmmaker Festival 2015, Trieste Film Festival 2016; Per Ulisse, in anteprima a Visions du Réel 2013 (competizione internazionale), Primo Premio del Concorso Internazionale e Premio Cinema Italiano al Festival dei Popoli 2013, Menzione Speciale al Cinema e Diritti Umani Festival 2013, selezionato agli États généraux du film documentaire 2013 a Lussas; Gli Intrepidi, in anteprima alle Giornate degli Autori – 69° Mostra del Cinema di Venezia; In Purgatorio, selezionato e premiato in vari festival (tra cui il Festival dei Popoli, Bellaria e Cinéma du Réel), distribuito in sala in Belgio e in Francia. Diverse retrospettive sono state dedicate al suo lavoro tra cui quelle organizzate da Visions du Réel a Nyon nell’aprile 2011 e da Annécy Cinéma Italien nel 2019.
Auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7, Treviso.
Ingresso 5 euro. Prevendita: Fondazione Benetton, da lun a ven ore 9–13, 14–17.
L’ultimo film in programma
extra rassegna
mercoledì 7 dicembre 2022
Il mondo di Riccardo
di Daniele Frison (Italia, 2021, 78’)
Il ritratto di una personalità, ricca e poliedrica, che ha unito in sé doti di grande umanità, il rigore morale del magistrato e l’amore per la bellezza del fotografo. Un viaggio nelle atmosfere della prima metà del Novecento ricche di fermenti creativi, ma anche di immensi drammi.
Domenico Riccardo Peretti Griva (Coassolo Torinese 1882 – Torino 1962), magistrato e fotografo di fama internazionale, antifascista, difensore dei diritti civili e convinto europeista, è raccontato dalla nipote Giovanna Galante Garrone, da magistrati, storici del diritto e della fotografia che lo hanno conosciuto e studiato.
Un percorso nel suo immaginario attraverso le numerosissime fotografie che realizzò, dai primi del Novecento agli anni cinquanta, partendo dalle sue montagne per arrivare fino alla Cina.
Interverranno il regista Daniele Frison e il fotografo Corrado Piccoli, autore, insieme ad Arcangelo Piai, delle fotografie al centro della mostra Rive / Piere / Casère e il popolo delle colline, aperta fino al 18 dicembre negli spazi Bomben.