Il Corpus cinematografico pasoliniano è un insieme di dodici lungometraggi, quattro cortometraggi inseriti in film a episodi e sei documentari, oltre a sceneggiature parziali o complete destinate ad altri registi. Perché Pasolini, un grande uomo di lettere, ha scelto di fare cinema?
E, conseguentemente, che impatto ha avuto la scelta di Pasolini sulla storia del cinema? Cosa resta, oggi, alla “città del cinema” di questo suo cittadino così solitario, così inimitabile, così diverso? Il libro di Lino Micciché si propone di analizzare tutta l’opera cinematografica di Pasolini, facendone emergere l’alto valore artistico, la genesi, le contraddizioni, gli intenti, i risultati.
Lino Micciché (1934-2004) è stato un critico cinematografico e storico del cinema italiano. Titolare della rubrica cinematografica dell’«Avanti!» per oltre un trentennio, è stato inoltre critico cinematografico del Tg3. Ha insegnato Storia del cinema all’Università di Trieste, Parigi-Sorbonne e Roma Tre, dove ha fondato il Dams (Dipartimento di discipline dello spettacolo). È stato presidente della Biennale di Venezia e del Centro sperimentale di cinematografia di Roma.
«Questa credo sia la ragione per cui Paolini è ancora così “vivo” nel dibattito culturale di oggi e così presente nella vita di ciascuno di noi. Perché attraverso la lettura delle sue opere, noi sentiamo il battito del cuore di un uomo, che vive, lotta, gioisce ed esprime quello che sente, dando luce al nostro cammino».
Dall’introduzione di Andrea Micciché
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