Filosofia dell’ 800. Dall’Idealismo al Positivismo di Vladimiro Giacchè

Filosofia dell’ 800. Dall’Idealismo al Positivismo di Vladimiro Giacchè è il secondo di 4 volumi dedicati alla storia della filosofia dell’Ottocento e del Novecento. Il periodo considerato in questo volume vede notevoli mutamenti nella scena filosofica.

In primo luogo la rottura rappresentata dal pensiero di Marx e dal primo diffondersi del marxismo da un lato, dalla filosofia di Nietzsche dall’altro. In entrambi i casi è messa radicalmente in discussione la centralità della coscienza (uno concetto chiave della tradizione filosofica moderna da Cartesio in poi), in entrambi i casi vengono infrante le certezze positivistiche (la fede in un cammino progressivo e senza scossoni della storia per quanto riguarda Marx, la fede nella scienza – ma più in generale nella conoscenza – per quanto riguarda Nietzsche). Il pensiero di entrambi questi autori eserciterà un’enorme influenza sulla cultura novecentesca.

Un ulteriore cambiamento di orizzonte emerge dalle discussioni di fine secolo su “scienze della natura” e “scienze dello spirito”, dalle quali emerge la rivendicazione dell’autonomia metodologica della conoscenza storica e dell’indagine sociale rispetto al metodo delle scienze naturali, contro l’approccio riduzionistico del Positivismo.

In questo nuovo contesto teorico si colloca anche l’esigenza di un “ritorno a Kant” in ambito filosofico e storiografico. A questo “ritorno” fanno riferimento anche le riflessioni sulla natura e sui limiti delle scienze naturali che caratterizzano l’empiriocriticismo e il convenzionalismo, i cui esponenti – non di rado si tratta di scienziati – negano la conoscibilità delle strutture ultime del reale.

Se i movimenti ora menzionati hanno avuto come principale teatro la Germania, di grande importanza sono anche gli sviluppi del pensiero filosofico in Francia, che vede la ripresa dello spiritualismo, il vitalismo di Bergson e la filosofia dell’azione.

In Inghilterra si afferma il neoidealismo, mentre gli Stati Uniti offrono col pragmatismo di Peirce, James e Dewey – per la prima volta nella loro storia – un filone di pensiero di levatura internazionale, che eserciterà il suo influsso anche in Europa.

 

L’opera ripercorre le teorie dei principali pensatori e scuole di pensiero che si sono succeduti nel periodo, dando ampio spazio anche alla riflessione sulle scienze naturali e sociali.

 

La trattazione non è limitata soltanto ai filosofi in senso stretto, ma comprende anche i contributi al pensiero filosofico recati da poeti, letterati, economisti e scienziati.

 

Questo libro è caratterizzato da un linguaggio chiaro e da uno stile divulgativo.

Il pensiero degli autori presi in esame è trattato in modo rigoroso,

evitando banalizzazioni ma anche l’utilizzo di un gergo specialistico da “addetti ai lavori”. 

 

Per consentire un approccio il più possibile diretto ai pensatori trattati, ogni capitolo è corredato di una parte antologica che contiene pagine dei pensatori discussi e testi di letteratura critica.

 

Il volume LA FILOSOFIA TRA OTTOCENTO E NOVECENTO. Dal Marxismo al Pragmatismo

è suddiviso in 3 sezioni:

1. Marx e Nietzsche: il primo capitolo di questa sezione è dedicato alla trattazione del pensiero di Marx ed Engels e alla nascita del marxismo, il secondo alla filosofia di Nietzsche. Marx e Nietzsche, pensatori molto lontani tra loro, sono però accomunati da una critica radicale alla filosofia tradizionale e alla centralità della coscienza (uno dei concetti cardine della tradizione filosofica moderna da Cartesio in poi). Entrambi i pensatori hanno inoltre esercitato un’enorme influenza sul pensiero del Novecento.   

2. Scienze della natura e scienze dello spirito: In questa sezione sono trattati il Neocriticismo (il “ritorno a Kant”, la scuola di Marburgo [Cohen, Natorp], la scuola del Baden [Windelband, Rickert] e Cassirer), lo storicismo e la filosofia della vita (Dilthey, Weber, Troeltsch, Meinecke, Simmel, Spengler), empiriocriticismo e convenzionalismo (Avenarius, Mach, Poincaré, Duhem). Le discussioni trattate in questa sezione vertono da un lato sull’irriducibilità metodologica delle “scienze dello spirito” alle scienze naturali, dall’altro sui limiti della conoscenza umana.

3. La filosofia in Francia, Inghilterra e Stati Uniti: Nell’ultima sezione del volume sono presentati innanzitutto gli sviluppi della filosofia in Francia: lo spiritualismo francese del secondo Ottocento (Ravaisson, Lequier, Renouvier, Boutroux), il pensiero di Bergson, e la filosofia dell’azione (Ollé-Laprune, Blondel, Laberthonnière, Loisy). Segue la trattazione degli sviluppi della filosofia in Inghilterra e Stati Uniti da neoidealismo a pragmatismo: neoidealismo inglese (Stirling, Bosanquet, Bradley, Mc Taggart), neoidealismo e trascendentalismo statunitense (Emerson, Harris, Royce) e pragmatismo (Peirce, James, Dewey) e sua fortuna negli Stati Uniti in Germania e in Italia (Mead, Schiller, Vaihinger, Papini, Prezzolini, Calderoni e Vailati).

Vladimiro Giacché ha compiuto gli studi universitari all’Università e alla Scuola Normale di Pisa, dove si è laureato e perfezionato in filosofia. È autore di numerose opere di argomento filosofico, storico ed economico. I suoi libri più recenti sono Anschluss – L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa (2019, tradotto in diverse lingue), e Hegel. La dialettica (2020), entrambi pubblicati da Diarkos. È responsabile della direzione Comunicazione, Studi e Innovazione Digitale presso la Banca del Fucino.

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