Paolo Petrocelli, romano non ancora quarantenne, è un giovane manager diplomato in violino al conservatorio di Santa Cecilia e laureato in lettere in musicologia alla Sapienza di Roma. Da febbraio guida la Dubai opera House, incarico di prestigio importante. L’agenzia Dire lo ha incontrato per conoscere le sfide di questo importante ruolo e riflettere su idee e cambiamenti necessari per il sistema culturale italiano.
La carriera di Paolo Petrocelli lo ha già visto ricoprire posizioni importanti in diverse istituzioni del nostro Paese. In collegamento da uno dei foyer principali della Dubai Opera, con alle il Burj Khalifa, il grande grattacielo più alto del mondo, Petrocelli racconta: “Non mi considero un cervello in fuga, perché anche in Italia ha avuto tanto. Mi piace sempre considerarmi un cittadino globale e quindi diciamo vedo al mondo come a una grande piattaforma all’interno della quale muovermi esprimermi e mettermi alla prova. Nel contesto della cultura, in particolare della musica, siamo assolutamente abituati a muoverci in ambiti internazionali e questo è quello che ho fatto anche negli ultimi dieci anni, collaborando con alcune delle nostre grandi istituzioni italiane tra cui il Teatro dell’Opera di Roma dove mi sono occupato anche e soprattutto proprio di relazioni e rapporti istituzionali. Sono arrivato qui alla Dubai Opera proprio grazie all’esperienza di un di un lavoro fatto in un contesto globale. Trovarmi qui, a Dubai, a guidare questa istituzione relativamente giovane è una grande responsabilità e una grande opportunità. Questo Teatro ha aperto nel 2016 ed è una struttura altamente innovativa in un contesto altamente internazionale e globale”.
Per il nostro Paese è un onore avere un giovane italiano a capo di una struttura importante come la Dubai Opera House. Un problema tutto italiano è proprio quello del ricambio generazionale. “Direi- spiega Petrocelli- che prima di tutto è un problema di idee, cioè prima delle persone credo che dovremmo parlare anche e soprattutto delle idee, in particolare quando si parla di cultura. Mi piacerebbe che si alimentasse tra i giovani ma anche tra i senior un dibattito sulle idee intorno al nostro sistema culturale: che cosa vogliamo non solo gestire e conservare, ma anche sviluppare e creare nei prossimi anni in Italia. Mi sembra che il dibattito si sia ridotto ai minimi termini, non solo all’interno delle istituzioni e dei partiti, mi pare sia ridotto ai minimi termini anche all’interno della nostra società. Questo mi preoccupa e mi rattrista, nel mio piccolo ho cercato nelle varie istituzioni in cui sono stato coinvolto di far presente questa criticità. È una criticità legata certamente anche alla mancanza di un ricambio generazionale. Di qui credo sia necessario parlarne con grande serenità e non con un tono polemico, per capire quale sia l’opportunità. Credo che in Italia le opportunità non manchino. Ci sono centinaia se non migliaia di giovani che si sono formati all’interno delle nostre istituzioni accademiche, nelle università e nei centri di eccellenza che promuovono da anni dei percorsi di formazione al management culturale. Gran parte di questi giovani fa però fatica ad inserirsi in un contesto professionale, questo perché non c’è una adeguata strategia che consenta se non di arrivare a un ricambio quanto meno ad attivare un affiancamento di questi nuovi manager a quella che è una classe dirigente più senior. Su questo penso sia arrivato il momento di aprirsi e fare un grande dibattito. Il gap tra mondo accademico e quello professionale va ridotto”.
Ma cosa farà Petrocelli alla Dubai Opera?
“Sono arrivato da qualche mese, stiamo lavorando a pieno ritmo. Il mio team è un team tra l’altro di giovani internazionali e questo è un grande stimolo per me. Stiamo lavorando a una strategia importante di sviluppo e di crescita della Dubai Opera che certamente vuole essere un’istituzione culturale aperta al mondo e quindi stiamo immaginando un progetto culturale molto innovativo e anche molto molto accessibile. Nei prossimi la Dubai Opera ospiterà alcune delle grandi conferenze mondiali, ne cito una su tutte: la Cop28. Qui a Dubai, da dicembre, si discuterà pure sul futuro del pianeta. Siamo dunque in un contesto con una posizione strategica per comprendere anche quali siano le grandi trasformazioni, trasfomazioni che devono assolutamente essere prese in considerazione anche da parte di un’istituzione culturale come la Dubai Opera. E questo è un altro punto che spero anche in Italia e in Europa possa essere affrontato sempre con più grande consapevolezza. È necessario farsi carico delle
grandi sfide attuali da affrontare non solo all’interno di un’azione politica o economica ma anche soprattutto culturale. Ancora una volta in un contesto dove la creatività e le idee sono al centro del nostro lavoro riusciremo ad affrontare meglio alcune grandi sfide”.
Petrocelli porterà un pezzo d’Italia a Dubai: “Con orgoglio posso dire che l’Italia ci sarà e ci sarà forse anche il meglio della nostra eccellenza artistica. Questo è certamente uno dei miei impegni. Non semplicemente per il mio legame e la mia appartenenza all’Italia: quando si sviluppa un progetto culturale che vuole davvero puntare in alto è assolutamente inevitabile unire le forze anche con alcune delle nostre grandi istituzioni artistiche italiane. Sono molto orgoglioso di dire che c’è grande voglia di questa eccellenza italiana che ancora forse deve esprimersi al meglio al livello internazionale. Sicuramente qui a Dubai c’è molto da fare per portare la nostra grande cultura e la nostra grande esperienza nel campo dell’arte”.
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