Mercoledì 3 maggio alle ore 20.30 si conclude, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, la rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Simonetta Zanon, e dedicata al cinema di fantascienza e alla sua capacità di raccontare un futuro distopico, ma purtroppo oggi più che mai drammaticamente reale, per il nostro pianeta, e di stimolare riflessioni sull’impatto dell’azione dell’uomo sulla Terra.
In programma la visione del film Annientamento (Annihilation) di Alex Garland (USA, 2018, 115), romanziere inglese, sceneggiatore, produttore cinematografico e regista, noto per il suo lavoro come sceneggiatore di 28 Days Later (2002) e come scrittore e regista di Ex Machina (2014). Dal suo romanzo The Beach è stato tratto il film di Danny Boyle con Leonardo DiCaprio.
Il film Annientamento (Annihilation), basato sull’omonimo romanzo di Jeff VanderMeer, primo capitolo della sua Trilogia dell’Area X, sarà introdotto da Elena Antoniolli, dottoranda di ricerca in Architettura del paesaggio, Università di Firenze.
Lena, biologa ed ex soldatessa, prende parte a una missione di sole donne per scoprire cosa è successo a suo marito all’interno dell’Area X, una zona caratterizzata da un fenomeno sinistro e misterioso che si sta espandendo lungo la costa americana. Una volta all’interno, le cinque scienziate si imbattono in una sorprendente mutazione della flora e della fauna locale e vengono a conoscenza di una testimonianza sconvolgente, prima di notare che loro stesse stanno iniziando a mutare. Per scoprire il mistero che si cela dietro all’Area X, Lena potrà contare solo sulle sue forze e dovrà spingersi dove nessuno è mai riuscito ad arrivare.
Annientamento trasporta lo spettatore in una dimensione onirica e abbagliante, che Rob Hardy fotografa magistralmente, dando un proprio peso e la giusta importanza a luci, ombre e dettagli scenografici. Alex Garland infonde al proprio film atmosfere mutevoli e apparentemente contraddittorie, spaziando con grande naturalezza dal cinema più cerebrale al puro intrattenimento, da sequenze visionarie e sognanti ad altre che raccontano nel modo più limpido e genuino possibile la quotidianità dell’amore, senza mai rinunciare al fascino del mistero e dell’ignoto. Sulla scia di pietre miliari della settima arte come 2001: Odissea nello spazio, l’atto conclusivo di Annientamento antepone l’immagine alle parole, la sensazione al ragionamento, la suggestione alla spiegazione, lasciando che sia lo stesso spettatore a colmare le zone grigie del racconto, pur lasciando abbondanti indizi per interpretare al meglio gli eventi.
Protagonista del racconto è una perfetta Natalie Portman, che incarna con abilità una donna smarrita dagli eventi che la coinvolgono e annientata dalle sue stesse colpe e dal peso di un matrimonio in grave crisi. La sua Lena simboleggia l’asse portante dell’intera pellicola, ovvero la possibilità e la necessità di trasformarsi e rigenerarsi in qualcosa di nuovo e possibilmente migliore, fuggendo dall’atavica tendenza del genere umano ad autodistruggersi.
In merito al tema scelto per questa edizione di Paesaggi che cambiano, spiega la curatrice Simonetta Zanon: «Con la nostra rassegna cinematografica ci rivolgiamo questa volta a quel cinema di fantascienza che, immaginando il futuro, ci rimbalza immediatamente nel presente e ci fa riflettere sul mondo che abbiamo costruito e che presenta tratti sempre più vicini alle visioni fantascientifiche; un mondo nel quale sperimentiamo tutti, ogni giorno, cosa significa vivere nell’Antropocene, in una condizione ecologica giunta al collasso.
Aldilà dei giudizi facili (ma fuorvianti) che si potrebbero dare sulla correttezza scientifica della rappresentazione e drammatizzazione del “genere” fantascienza, indiscutibilmente le visioni e le metafore apocalittiche, nella letteratura e nel cinema, hanno contribuito – e contribuiscono – in modo rilevante al discorso ambientalista ed ecologista, e alla discussione sulla crisi planetaria e la sua accelerazione. Racconti e narrazioni distopiche in realtà parlano di noi, del nostro rapporto con la natura e delle nostre paure, e infatti catturano l’attenzione di un pubblico molto largo, ben più di quanto ancora oggi non riescano a fare report, proiezioni, grafici e, in generale, tutta la comunicazione scientifica.
La scommessa riguarda ora il contributo che questo genere può dare anche per richiamarci alla nostra responsabilità di individui e comunità, per suggerire un’inversione di rotta che forse è ancora possibile e che riguarda tutti quelli che credono ancora che la Terra possa essere un luogo di coesistenza, di conoscenza e rispetto per la natura, e non più il luogo del suo sfruttamento indiscriminato e del dominio su tutti i viventi da parte di un’unica specie».
Auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7, Treviso.
Ingresso: 5 euro
Prevendita: Fondazione Benetton, dal lunedì al venerdì, ore 9