Dalle esplorazioni di Ulisse Aldrovandi alle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, seguendo le piste tracciate dalla scienza e in particolare dalla potenza di calcolo, per travalicare i confini di spazio e tempo.
È uno dei fili conduttori della mostra dedicata al celebre naturalista bolognese promossa dalla Fondazione Golinelli, inaugurata a febbraio e che domenica chiuderà i battenti. L’intero ricavato della giornata sarà devoluto alla Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza, duramente colpita dall’alluvione, per la ricostruzione della sezione dedicata ai ragazzi. Anche di questo infatti si è parlato questo martedì nell’ultimo del ciclo di tre incontri promossi dalla stessa fondazione in concomitanza con la mostra, al quale è stato invitato uno dei massimi esperti dell’AI, Mario Rasetti, presidente della Fondazione Isi e professore emerito di Fisica teorica al Politecnico di Torino.
Nel corso dell’evento dal titolo “Il futuro dell’intelligenza artificiale tra potenza di calcolo e difficoltà del pensiero”, infatti, Rasetti si è confrontato con Adriano Fabris, docente di Filosofia morale ed Etica della comunicazione all’Università di Pisa, Francesco Ubertini presidente del Cineca, e Andrea Zanotti, e Antonio Danieli, vicepresidente e direttore generale della Fondazione Golinelli, sulle incredibili prospettive offerte dall’AI e sui rischi insiti in una forma di progresso che a tratti sembra sovrastarci.
“L’intelligenza artificiale è una rivoluzione, è vero, ed è una di quelle rivoluzioni importanti, come l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, per esempio, che ha cambiato il nostro mondo”, afferma Rasetti, che però ricorda che “il cervello umano è la più straordinaria macchina che esista nell’universo conosciuto”. Per questo i limiti di questo mezzo risiedono solo nella debolezza umana, e “occorre assolutamente un insieme di regole per poterla utilizzare a livello globale, perchè non abbiamo un’etica globale convidisiva e l’etica nostra è diversa da quella di Xi Jinping, e diversa ancora da quella del Pontefice”. Spunti di riflessione che partono proprio dal lavoro di Ulisse Aldrovandi.
“Il filo conduttore sta dentro allo sviluppo delle cose- spiega Zanotti- Aldrovandi è un classificatore, comincia a classificare reperti naturali e a costruire, attraverso la classificazione, una epistemologia scientifica. L’intelligenza artificiale è per certi versi l’esito ultimo di uno sviluppo, è la possibilità di immagazzinare una serie di dati enorme, molto più vasta di quello che Ulisse Aldrovandi pensava in quel momento”. E questo significa che “le piste tracciate da Ulisse Aldrovandi sono le piste che ancora oggi vengono perseguite dalla scienza”.
L’esposizione “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”, sviluppata intorno alla figura dello scienziato, di cui nel 2022 si è celebrato il 500esimo anniversario della nascita, è un connubio tra reperti e oggetti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese, installazioni immersive, quadri di Bartolomeo Passarotti, Giacomo Balla, Mattia Moreni, dipinti e sculture di Nicola Samorì e oggetti, strumenti, video e immagini provenienti dall’Agenzia Spaziale Europea, che esprimono con trame poetiche una visione unitaria della cultura e di alleanza tra arte e scienza, riproposta al pubblico in un percorso di ricerca tra passato e scenari futuribili. Inaugurata lo scorso febbraio, si appresta a chiudere questa domenica con un gran finale. Per l’occasione infatti la Fondazione ha promosso l’evento “I mondi di Ulisse Aldrovandi”, durante il quale, spiega Danieli, si raccoglieranno fondi in favore della Biblioteca Manfrediana di Faenza colpita dall’alluvione.
“Ci sarà questo momento di solidarietà per quanto è successo- spiega il vicepresidente- e poi sarà un’occasione per fare anche il bilancio della mostra, che ha visto decine di migliaia di visitatori e studenti delle scuole”. Un bilancio “sicuramente positivo, ma non tanto in termini numerici, ma più dal punto di vista dell’impegno e dell’idea dello stimolo e dell’attenzione culturale che abbiamo indotto e nel contesto culturale, nei visitatori e in tutto ciò che ruota attorno alla Fondazione Golinelli”.
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