Non è nuovo Nello Musumeci, Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, all’interesse verso la storia e, in particolare, il periodo dello sbarco anglo-americano in Sicilia. Da Presidente della Provincia di Catania inaugurò nel 2002 nella città etnea il “Museo storico dello sbarco in Sicilia”.
Oggi a Ottant’anni esatti dall’operazione Husky che mutò radicalmente le sorti del Secondo conflitto mondiale, pubblica per Rubbettino un saggio dal titolo “La Sicilia bombardata. La popolazione dell’Isola nella Seconda guerra mondiale (1940-1943)” con prefazione del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
La Sicilia fu la prima terra europea ad essere coinvolta nel “fronte bellico” e la prima a venirne fuori, con un bilancio pauroso di circa diecimila vittime civili. Fu l’unica regione italiana dove gli angloamericani abbiano operato come forza “occupante”, senza alcun appoggio dell’antifascismo militante e col pieno sostegno dei mafiosi “perseguitati”. Usarono la strategia del terrore dal cielo, per ottenere il cedimento totale del morale della popolazione. Cedimento che nell’Isola non arrivò mai.
Per gli Alleati non fu una passeggiata e neppure una guerra “in guanti bianchi”: impiegarono 38 giorni, senza risparmiare ai siciliani stragi e strazi, come fecero d’altrone anche le truppe tedesche. E poi la festosa accoglienza, la “caccia” al fascista e l’epurazione, la difficile convivenza di militari e civili ed il degrado morale, sociale ed economico. Fino all’armistizio, accolto senza molto entusiasmo, perché in Sicilia “la morte della Patria” era arrivata con due mesi di anticipo. Le vicende successive porranno l’Isola al di fuori della ricorrente narrazione sulla Resistenza, per la mancata adesione popolare e incondizionata alla guerra di “liberazione”. La Sicilia “si restituisce” all’Italia solo nel 1945, con l’avvio del processo che porterà la monarchia alla concessione dello Statuto speciale.
«In quei mesi drammatici – scrive il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nella Prefazione al volume – nasce una nuova identità nazionale: l’identità di quegli italiani che nel Mezzogiorno vivono una tragedia diversa da quella del resto d’Italia. Gli italiani del sud passano dal regime fascista alla liberazione alleata, dai bombardamenti alla speranza che la guerra sia ormai finita. Precipitano nell’umiliazione della sconfitta, nella disperazione della fame e della miseria, in una situazione confusa ma anche nella speranza di ricostruire un futuro. […] La Sicilia assiste, prima di ogni altra parte d’Italia al crollo del regime, alla violenza dei bombardamenti senza sosta, di giorno e di notte, ed esce mutilata dalla guerra. Una sofferenza che grida un riconoscimento storico mai realmente concesso».
antonio.cavallaro@rubbettino.it