Con il film La donna elettrica di Benedikt Erlingsson (Islanda, Francia, Ucraina, 2018, 101’) prosegue mercoledì 3 aprile alle ore 20.30, nell’auditorium di Palazzo Bomben di Treviso, Landscape revolution, il nuovo ciclo della rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Simonetta Zanon, e dedicata ad Andrea Zanzotto (1921-2011). La visione del film sarà introdotta da Marco Zuin, regista.
Accolto con entusiasmo al Festival di Cannes 2018, La donna elettrica è una commedia fuori dagli schemi, capace di unire emozione, impegno e divertimento. Halla è una donna dallo spirito indipendente che ha superato da un bel po’ la quarantina. Sembra una donna come le altre, ma dietro la routine di ogni giorno nasconde una vita segreta. Conosciuta come “la donna della montagna”, Halla è infatti un’appassionata ambientalista che ha ingaggiato una guerra solitaria contro l’industria dell’alluminio, che sta cercando di espandersi nella sua Islanda. Con le sue azioni che diventano sempre più audaci e con il negoziato tra il governo islandese e la multinazionale cinese dell’alluminio rimandato, Halla è costretta a rivedere le sue priorità quando le comunicano che è stata accettata la sua richiesta di adozione. In Ucraina c’è una piccola bambina che l’aspetta, ma Halla vuole prima mettere a segno il suo ultimo attacco. Già regista dell’acclamato Storie di cavalli e di uomini, Benedikt Erlingsson colpisce al cuore con un ritratto di donna memorabile e un omaggio al paesaggio islandese di struggente bellezza.
I diritti della Natura (note di regia di Benedikt Erlingsson)
«C’è una connessione forte tra i miei due film, Storie di cavalli e di uomini e La donna elettrica. Si tratta di qualcosa di cui sono diventato davvero consapevole solo dopo aver ultimato quest’ultimo, ossia l’idea fondamentale che i “diritti della Natura” dovrebbero essere di fatto considerati allo stesso livello dei “diritti umani”. I diritti della Natura dovrebbero essere protetti con forza in ogni costituzione e difesi da leggi internazionali. Tutti noi dobbiamo capire che la natura incontaminata ha un diritto intrinseco a esistere, una necessità che va al di là dei bisogni dell’uomo e del nostro sistema economico. A volte succede invece che lo stesso Stato, che nei paesi democratici si dà per scontato che sia uno strumento creato dal popolo per il popolo, possa essere facilmente manipolato da interessi particolari contro il bene comune. Quando guardiamo alle grandi sfide che dobbiamo affrontare sulle questioni ambientali, questo ci appare perfettamente chiaro. Ne La donna elettrica questo tema diventa terreno fertile per una commedia, ma nella realtà, in alcuni paesi, è piuttosto l’argomento per una tragedia. Vorrei citare a proposito due donne che considero delle eroine: Berta Cáceres in Honduras e Yolanda Maturana in Colombia. Entrambe attiviste per l’ambiente, sono state assassinate da chi aveva grandi interessi nelle terre che esse provavano e difendere».
Il film è proposto nell’ambito di un ciclo di cinque serate, fra marzo e maggio, intitolato Landscape revolution, teso a indagare un tema sempre più al centro del dibattito e delle cronache, capace di mettere le nostre coscienze di fronte a questioni controverse e irrisolte: quello delle battaglie e delle azioni civili di impegno ambientale.
Spiega la curatrice della rassegna, Simonetta Zanon: «Fra le parole d’ordine più attuali, parlando di paesaggio e ambiente, nel periodo recente hanno assunto un ruolo di primo piano termini quali attivismo climatico, giustizia climatica, ecologia radicale, ecologia politica, ecoansia, fino ad arrivare a radicalismo climatico, o addirittura ecoterrorismo. Parole dietro alle quali stanno posizioni molto diverse, accomunate da una carica potenzialmente sovversiva che genera azioni individuali e collettive di protesta, di disobbedienza civile, di resistenza. Ci si oppone, da un lato, a uno status quo di agende politiche oggi riconosciute come indiscutibilmente inadeguate e, dall’altro, alla narrazione dominante antropocenica (termine abusato ma comodo…) auto assolutoria e minimizzante.
Il cinema, sia esso documentario o di fiction, assorbe questo sentimento che si diffonde ogni giorno di più spingendo le persone più diverse ad agire per l’ambiente, a fare qualcosa per uscire dal ruolo di spettatori passivi che vivranno tra le rovine della catastrofe ecologica (parafrasando Anna Tsing).
In quel qualcosa che si fa c’è la molteplicità di situazioni che abbiamo cercato di rappresentare con cinque storie di impegno ambientale, cinque landscape revolutions vere o verosimili, tanto diverse per svolgimento e protagonisti, quanto vicine nei presupposti.
Cosa accomuna gli attivisti anarchici della ZAD di Notre-Dame-des-Landes, protagonisti dell’unico documentario in programma (La scintilla) ai ragazzini che organizzano e finanziano un progetto ecologico di scala globale (La crociata)? E un’ambientalista islandese che ingaggia una guerra solitaria contro l’industria dell’alluminio (La donna elettrica) quanto può assomigliare agli ecoterroristi anarchici che minacciano di attaccare i potenti della Terra (The East) o al giovane rivoluzionario del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger che combatte l’abuso di potere delle compagnie petrolifere e difende la sua terra devastata dalle estrazioni (Disco Boy)?
Non possiamo e non vogliamo rispondere ma di sicuro la crisi climatica è la sfida di oggi. Ne siamo la causa, ma possiamo esserne anche la soluzione e, come sempre, il racconto cinematografico ha il potere di essere molto più di un semplice strumento di intrattenimento. Anche su questi temi può essere infatti una forza motrice eccezionale nell’aprire nuovi orizzonti di consapevolezza e ispirare azioni individuali e collettive per plasmare un futuro più sostenibile e giusto».
Auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7, Treviso.
Ingresso unico 5 euro.
Prevendita: Fondazione Benetton, dal lunedì al venerdì, ore 9–13, 14–17.
Gli altri appuntamenti in programma
mercoledì 17 aprile 2024, ore 20.30
The East
di Zal Batmanglij (USA-UK, 2013, 116’)
Sarah Moss, una giovane agente facente parte di una società d’élite di intelligence privata, riceve l’ambito incarico di infiltrarsi sotto copertura nel misterioso collettivo anarchico The East, che minaccia di attaccare i potenti della Terra e le multinazionali che causano i problemi del pianeta, con l’obbiettivo di sventare gli attentati minacciati dal gruppo. Dopo un iniziale sospetto da parte dei membri dell’organizzazione, gradualmente Sarah ne conquista la fiducia ma, vivendo in mezzo a loro, si ritroverà ben presto a mettere in discussione le sue certezze e la sua lealtà, rendendosi conto di essere attratta da Benji, il leader carismatico del gruppo, e di cominciare a condividerne gli ideali.
mercoledì 8 maggio 2024, ore 20.30
Disco Boy
di Giacomo Abbruzzese (Francia, Italia, Polonia, Belgio, 2023, 92’)
al termine della proiezione, intervento del regista (in collegamento online)
Aleksei, bielorusso in fuga dal suo passato, dopo avere scavalcato il confine clandestinamente raggiunge Parigi e si arruola nella Legione Straniera, disposto a combattere guerre non sue pur di ottenere il passaporto francese e una (nuova) identità. Jomo, giovane rivoluzionario del MEND, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, gruppo ecoterroristico che combatte l’abuso di potere delle compagnie petrolifere, difende la sua terra devastata dalle estrazioni fino al sacrificio estremo, mentre la sorella Udoka sogna di fuggire, consapevole che ormai tutto è perduto. In una storia di sradicamento e simbiosi, i loro destini si intrecceranno, al di là dei confini, dei corpi, della vita e della morte.
Orso d’Argento al 73° Festival del Cinema di Berlino 2023.