Imperdibile serata conclusiva della rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, Landscape revolution, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Simonetta Zanon, e dedicata ad Andrea Zanzotto (1921-2011).
Mercoledì 8 maggio alle ore 20.30 sarà infatti proiettato, nell’auditorium di Palazzo Bomben di Treviso, il film Disco Boy, primo lungometraggio di Giacomo Abbruzzese (Francia, Italia, Polonia, Belgio, 2023, 92’), Orso d’Argento al 73° Festival del Cinema di Berlino 2023 per il «contributo artistico», in particolare per la straordinaria fotografia di Hélène Louvart, e candidato ai David di Donatello 2024 per il miglior esordio alla regia.
Al termine della proiezione interverrà il regista, in collegamento online.
Aleksei, bielorusso in fuga dal suo passato, dopo avere scavalcato il confine clandestinamente raggiunge Parigi e si arruola nella Legione Straniera, disposto a combattere guerre non sue pur di ottenere il passaporto francese e una (nuova) identità. Jomo, giovane rivoluzionario del MEND, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, gruppo ecoterroristico che combatte l’abuso di potere delle compagnie petrolifere, difende la sua terra devastata dalle estrazioni fino al sacrificio estremo, mentre la sorella Udoka sogna di fuggire, consapevole che ormai tutto è perduto. In una storia di sradicamento e simbiosi, i loro destini si intrecceranno, al di là dei confini, dei corpi, della vita e della morte.
«Era da tempo che volevo realizzare un film di guerra atipico, un film in cui l’Altro esistesse veramente, in modo completo, e non fosse semplicemente un nemico o una vittima» afferma Giacomo Abbruzzese in un’intervista rilasciata a Charles Tesson, ex direttore della Semaine de la Critique di Cannes, collaboratore storico dei Cahiers du Cinéma. «Essendo un progetto molto ambizioso e dispendioso per un primo lungometraggio, ci sono voluti dieci anni tra ricerche, scrittura, finanziamenti, realizzazione. Il film però è rimasto molto vicino a come l’avevo immaginato all’inizio: la storia di un bielorusso che attraversa l’Europa, arriva a Parigi e si arruola nella Legione Straniera, e poi la storia del suo antagonista, che si batte per difendere il suo villaggio in Nigeria dallo sfruttamento petrolifero. Nel profondo è la storia di una metamorfosi, di una comunione con l’altro, che apre alla fine verso un’utopia.
L’idea originale viene da una conversazione che ebbi con un ballerino in una discoteca: mi disse che prima era stato un soldato. La cosa mi colpì molto anche per via dei punti di contatto inattesi tra queste due realtà: la grande disciplina, una sorta di piacere per lo sforzo estremo, il bisogno di arrivare a fine giornata completamente esausti. Aleksei, il protagonista, nasce da questa idea: un soldato che diventa ballerino, compiendo quello che era il sogno del suo nemico».
Il film conclude un ciclo di cinque proiezioni, fra marzo e maggio 2024, intitolato Landscape revolution, teso a indagare un tema sempre più al centro del dibattito e delle cronache, capace di mettere le nostre coscienze di fronte a questioni controverse e irrisolte: quello delle battaglie e delle azioni civili di impegno ambientale.
Spiega la curatrice della rassegna, Simonetta Zanon: «Fra le parole d’ordine più attuali, parlando di paesaggio e ambiente, nel periodo recente hanno assunto un ruolo di primo piano termini quali attivismo climatico, giustizia climatica, ecologia radicale, ecologia politica, ecoansia, fino ad arrivare a radicalismo climatico, o addirittura ecoterrorismo. Parole dietro alle quali stanno posizioni molto diverse, accomunate da una carica potenzialmente sovversiva che genera azioni individuali e collettive di protesta, di disobbedienza civile, di resistenza. Ci si oppone, da un lato, a uno status quo di agende politiche oggi riconosciute come indiscutibilmente inadeguate e, dall’altro, alla narrazione dominante antropocenica (termine abusato ma comodo…) auto assolutoria e minimizzante.
Il cinema, sia esso documentario o di fiction, assorbe questo sentimento che si diffonde ogni giorno di più spingendo le persone più diverse ad agire per l’ambiente, a fare qualcosa per uscire dal ruolo di spettatori passivi che vivranno tra le rovine della catastrofe ecologica (parafrasando Anna Tsing).
In quel qualcosa che si fa c’è la molteplicità di situazioni che abbiamo cercato di rappresentare con cinque storie di impegno ambientale, cinque landscape revolutions vere o verosimili, tanto diverse per svolgimento e protagonisti, quanto vicine nei presupposti.
Cosa accomuna gli attivisti anarchici della ZAD di Notre-Dame-des-Landes, protagonisti dell’unico documentario in programma (La scintilla) ai ragazzini che organizzano e finanziano un progetto ecologico di scala globale (La crociata)? E un’ambientalista islandese che ingaggia una guerra solitaria contro l’industria dell’alluminio (La donna elettrica) quanto può assomigliare agli ecoterroristi anarchici che minacciano di attaccare i potenti della Terra (The East) o al giovane rivoluzionario del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger che combatte l’abuso di potere delle compagnie petrolifere e difende la sua terra devastata dalle estrazioni (Disco Boy)?
Non possiamo e non vogliamo rispondere ma di sicuro la crisi climatica è la sfida di oggi. Ne siamo la causa, ma possiamo esserne anche la soluzione e, come sempre, il racconto cinematografico ha il potere di essere molto più di un semplice strumento di intrattenimento. Anche su questi temi può essere infatti una forza motrice eccezionale nell’aprire nuovi orizzonti di consapevolezza e ispirare azioni individuali e collettive per plasmare un futuro più sostenibile e giusto».
Auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7, Treviso.
Ingresso unico 5 euro.
Prevendita: Fondazione Benetton, dal lunedì al venerdì, ore 9–13, 14–17.
La rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano riprenderà in autunno con un nuovo ciclo di proiezioni.