“Nella tempesta. Legami”: l’esordio letterario di Franca Mannu

Immerso in un’atmosfera torbida e malsana, il romanzo Nella tempesta. Legami di Franca Mannu, pubblicato da Armando editore e presentato da Bottega editoriale al Salone Internazionale del Libro di Torino 2023, mescola diversi ingredienti letterari in un amalgama suggestivo e intrigante: il cardiopalma del thriller al brivido erotico della trasgressione, una sapida componente sadomasochista all’introspezione delle pulsioni più segrete, il minimalismo intimista di gesti e abitudini a impennate espressioniste di truce violenza sulla scia della più classica tradizione dell’hard boiled.

Il protagonista maschile, il giovane e rampante boss della mafia russa Mikhail, incarna il machismo più tracotante e protervo, ma riesce anche a sprigionare il fascino perverso dell’angelo nero, scatenando una irrefrenabile tempesta ormonale nel corpo e nella mente della sua controparte femminile, la sensuale e tormentata Susanna, esemplare prototipo di ragazza in pieno marasma esistenziale, alla perenne ricerca della propria identità, resa problematica da traumi che riaffiorano continuamente dal suo passato. Il nightclub dove Susanna si esibisce come showgirl si trasfigura in una visione da bolgia infernale, straripante di clienti simili a bestie infoiate, e il senso quasi soffocante di claustrofobia dello squallido monolocale in cui lei si rifugia dopo le esibizioni sul palco non fa che amplificare la sua angosciosa frustrazione.

L’unico antidoto a questa condizione di strisciante schiavitù sono le iperboliche palpitazioni sessuali che scuotono Susanna ogni volta che Mikhail la possiede, spesso anche brutalmente, lasciandola ogni volta appagata fino allo sfinimento. L’autrice sa costruire i momenti di carnalità allo stato puro fra i due protagonisti come sequenze cinematografiche, al rallentatore, attraverso piani ravvicinati, dettagli epidermici e intensi furori passionali. La libidine fermenta come un fiume di lava sottopelle, si contorce in languidi flussi e riflussi di desiderio, travolge sia Mikhail che Susanna con raffiche telluriche di lussuria: una elegante sublimazione del piacere, dove l’estasi dei sensi si proietta verso una rituale dimensione tantrica.

Ricettivo fino allo spasimo, il corpo di Susanna accoglie gli stimoli offerti dal tocco sapiente di Mikhail, instancabile esploratore delle sue zone erogene, con larvata complicità, nascosta sotto un involucro di simulata ritrosia. Perlustrata dentro i più profondi recessi della sua intimità, Susanna precipita lungo il piano inclinato di orgasmi multipli, reiterati, insaziabili: dominatrix (falsamente) inconsapevole, addomestica a fuoco lento l’indole fallocratica di Mikhail, un patetico Don Giovanni postmoderno, e, da preda, si trasforma lentamente in predatrice. In alcuni scorci di inusuale tenerezza, Mikhail rivela la sua sostanziale fragilità, che lui tenta spasmodicamente di occultare dietro l’esibizione muscolare di una cinica e amorale violenza tipica della figura del gangster spietato e sciupafemmine (ma, con sarcastica perfidia, l’autrice lo dipinge piuttosto come un bullo di periferia).

Susanna, all’opposto, rivela una tempra da amazzone nel subire sevizie e oltraggi di ogni genere da parte del suo sadico persecutore Diego: nonostante i suoi lineamenti tumefatti dalle percosse, gli occhi umidi di lacrime, i lividi e le cicatrici sulla pelle, Susanna non si sottomette mai ai suoi aguzzini e, la solidale simpatia con cui l’autrice sottolinea questa sua indomita forza morale, la rende emblematica di un anelito di riscatto femminile che non si piega di fronte alla ferocia maschilista.

Consiste proprio in questo il messaggio finale che l’autrice infonde nel suo impianto narrativo: un ululato di rabbia e di dolore che scaturisce dalle labbra di Susanna, personaggio emblematico di una condizione femminile ancora oppressa dal tallone di ferro di un vetusto modello patriarcale tuttora imperante in almeno metà del mondo odierno.

Direfarescrivere
Direttore responsabile: Fulvio Mazza

Inoltre, sul Mensile di cultura e scrittura Direfarescrivere è possibile leggere la Prefazione del testo firmata sempre da Guglielmo Colombero.

«Un noir introspettivo e allucinatorio, ecco come si potrebbe definire Nella tempesta di Franca Mannu, primo volume di un’avvincente trilogia: una fiaba per adulti con soprassalti thriller, permeata di sfumature sadomasochiste miste a pulsioni erotiche irrefrenabili, dove l’autrice sa padroneggiare la materia con raffinata eleganza (per fortuna siamo ben distanti da balordaggini come Cinquanta sfumature di grigio di E. L. James, ma piuttosto nei paraggi di La cosa in La cosa e altri racconti di Alberto Moravia con qualche condimento piccante carpito da Storia dell’occhio di Georges Bataille e da Slittamenti progressivi del piacere di Alain Robbe-Grillet), senza mai scivolare nel gratuito o nell’insostenibile.

L’incipit, ambientato nel gelo invernale di San Pietroburgo, è incalzante, con uno stile che riecheggia le gangster story di Mickey Spillane: un “contratto marsigliese” che il glaciale e spavaldo Mikhail, ambizioso parvenu affamato di denaro e di sesso, intende utilizzare come rampa di lancio per la sua scalata fino ai vertici della mafia russa. In parallelo la visuale slitta su Susanna, diciannovenne reduce da traumi passati che non riesce a cancellare: dopo qualche esitazione, accetta di esibire il suo corpo nudo (dotato di due seni generosi, che il brutale padrone del locale definisce con l’appellativo sprezzante di “zucche”, e che lei stessa stigmatizza come: “La mia maledetta quarta di seno.” in un nightclub affollato di avventori bavosi. Entrambi i protagonisti, quindi, mettono la loro carne in vendita per restare a galla, per sopravvivere in una soffocante giungla d’asfalto costellata di trappole mortali, di sevizie, di umiliazioni fisiche e morali. Il monolocale in cui si stabilisce Susanna, vera e propria prigione labirintica alla Piranesi in miniatura, è descritto con una minimalista e inquietante “poetica degli oggetti”: lo sguardo della giovane lo percorre in una specie di silenziosa vertigine, un caos calmo e pervaso da un sottile disagio claustrofobico, amplificato dalla presenza di uno specchio. Una tana esistenziale, insomma, in cui Susanna tenta di estraniarsi da un passato che la opprime e rincorre. Se ha visto il capolavoro Muriel, il tempo di un ritorno di Alain Resnais, Mannu ne ha sicuramente assimilato la lezione espressiva; in caso contrario è riuscita a citarlo a occhi chiusi».

www.bottegaeditoriale.it/primopano.asp?id=288

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