Il marchese Emilio Pucci, geniale pioniere del made in Italy, che per primo fece conoscere la moda italiana nel mondo, diventò stilista quasi per caso sulle piste da sci di Zermatt. A partire dalla fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, elaborò una nuova concezione di abbigliamento basata sull’idea di libertà del corpo, caratterizzata da drappeggi del tessuto, forme semplici ed essenziali, senza pieghe, unite a colori brillanti e motivi vistosi, che lo contraddistinsero da subito e che influenzarono marcatamente la moda di quegli anni.
La stampa internazionale lo soprannominò “The Prince of Prints”, ma nella sua vita il lato fatuo, la flànerie, ha convissuto e si è intrecciato con episodi tragici e a volte drammatici. Prima di diventare stilista, il suo legame sentimentale con Edda Ciano accese di pettegolezzi tutti i salotti buoni dell’Italia fascista. Lo portò a un susseguirsi di fughe mozzafiato dai servizi segreti alleati e tedeschi alla ricerca dei diari del marito Galeazzo, appena fucilato a Verona. E nel dopoguerra il successo internazionale nella moda e nel design, con uno stile inconfondibile. Uno spaccato del Novecento in cui Enrico Mannucci ricostruisce in modo mirabile le atmosfere e i personaggi dell’epoca che circondano e accompagnano la vita di Emilio Pucci.
Enrico Mannucci, nato a Firenze nel 1952, ha lavorato a «Paese Sera», «La Nazione», «Il Tirreno», «Panorama», «L’Europeo», «Anna», «Sette», «Il Corriere della Sera». Fra i libri che ha scritto Grandi marche d’Italia (1990), I giornali non sono scarpe. Tommaso Besozzi: una vita da prima pagina (1995), In pace e in guerra (2004), Caccia grossa ai diari del duce (2010), Casa Savoia (2012), Morire è poco. L’esilio di Edda Ciano (2023).
«La moda è la rappresentazione estetica di un determinato momento storico e il creatore di moda è l’interprete più sensibile del momento che vive. Di più, è l’anticipatore di idee, l’antesignano di un modo di essere, quindi di una cultura».
Emilio Pucci
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