“Per il mercato globale dei vini kasher stimiamo una crescita con tasso annuo composto (CAGR) del 5-7% nei prossimi cinque anni. E in particolare riteniamo che ci sarà una crescita della domanda del +5% nel 2024 sul 2023 in Europa, soprattutto nei ristoranti e nei punti vendita gourmet. Prevediamo un incremento fino a +7% circa rispetto all’anno scorso negli Stati Uniti: qui la richiesta sarà trainata sia dalle festività religiose che dalla crescente popolarità dei prodotti kasher nel mercato mainstream”.
È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio sull’export dei vini kasher realizzata da Edoardo Freddi International, prima realtà italiana di export management del settore vinicolo, che nel 2023 ha registrato oltre 86 milioni di euro di fatturato gestito e 35 milioni di bottiglie commercializzate e che collabora attualmente con diverse cantine italiane che commercializzano vini kasher. Tale ricerca è stata presentata in occasione del convegno “Certificazione kasher sinonimo di eccellenza italiana e lombarda”, che si è tenuto oggi a Mantova presso la Sala dei Convegni del Tempio alla presenza, tra gli altri, dell’Assessore dell’Agricoltura della Regione Lombardia Alessandro Beduschi e il Presidente della Comunità Ebraica di Mantova Aldo Norsa. La parola kasher in ebraico significa “conforme alla legge” o “adatto” e indica che un alimento è stato prodotto in ottemperanza alle regole dietetiche prescritte dalla Bibbia.
Secondo la CCPB, ossia l’ente italiano che certifica i cibi kasher secondo un accordo di collaborazione con la OU (Orthodox Union) statunitense, ossia il più grande ente mondiale per la certificazione kasher di prodotti alimentari, tali regole prevedono che è possibile cibarsi di animali ruminanti e con l’unghia fessa (bovini, ovini e caprini e animali selvatici come i cervi) purchè vengano macellati da esperti nel modo previsto. Oltre a questi sono conformi alla legge ebraica anche i pesci con pinne e squame e quindi non molluschi e pescecani; sono conformi i volatili domestici come polli, ma non i volatili rapaci. È inoltre proibito nutrirsi di insetti, alimenti che contengano sangue e mischiare carne con latticini. La certificazione dei prodotti kasher spetta quindi a enti terzi accreditati con la collaborazione indispensabile di un rabbino. Esempi di tali enti, oltre al già citato CCPB, sono nel nostro paese IKU (Italy Kasher Union), QMSitalia e Gcerti, nel resto del mondo il famosissimo ente certificato Star-K (Star Kasher) con sede a Baltimora negli Stati Uniti.
“In Italia I prodotti certificati “Kasher”, e i vini in particolare, sono sempre più acquistati non solo da ebrei osservanti, ma anche da cittadini di altre confessioni perchè la certificazione (molto intransigente) è ormai percepita come sinonimo di ‘prodotti agroalimentari italiani di qualità ed eccellenza’. Infatti, non sono pochi i brand italiani famosi che si sottopongono a questi rigidi controlli con l’obiettivo di evidenziare il prestigio dei propri prodotti”, ha spiegato Edoardo Freddi, Ceo di Edoardo Freddi International. Anche in Italia sta crescendo la domanda e di conseguenza la produzione di cibi certificati kasher. “La top 5 delle regioni italiane per domanda di prodotti kasher è così composta: davanti a tutti Lazio e Lombardia, grazie alla solida presenza e importanza delle Comunità ebraiche di Roma e Milano; al secondo troviamo invece l’Emilia Romagna che non a caso ha diversi brand che producono kasher. Sul gradino più basso del podio il Veneto e la contigua Friuli Venezia Giulia che dal marzo 2023 finanzia le aziende agroalimentari qualora richiedano la certificazione kasher per i propri prodotti.
Al quarto e quinto posto, rispettivamente, Toscana e Piemonte, note per la grande produzione di vini, grappe e distillati”, ha aggiunto Edoardo Freddi. L’Europa (e l’Italia) stanno guardando con interesse a questo mercato in grande crescita, ma secondo l’Osservatorio sull’export dei vini kasher di Edoardo Freddi, il principale mercato attualmente è in USA: “Dagli Stati Uniti arriva la maggiore richiesta di vini kasher e stimiamo che il 60% della produzione mondiale di questa tipologia di vini venga consumata qui e in particolare in città come New York e Los Angeles che ospitano grandi comunità ebraiche. Naturalmente anche Israele è grande consumatore di kasher e ha una grande cultura enologica. Molti dei vini best seller nel mondo provengono dal nord di questo stato. I paesi europei restano leggermente più indietro (ma comunque davanti a quelli asiatici che si sono solo affacciati al mondo kasher): Francia, Regno Unito, Belgio e Italia sono i paesi con maggiore richiesta e stimiamo che questa aumenterà ancora nei prossimi cinque anni”, ha chiuso Edoardo Freddi, Ceo di Edoardo Freddi International.
Edoardo Freddi International in cifre: Edoardo Freddi International è la prima azienda italiana di export management del settore vino, un vero e proprio “acceleratore di business” per le cantine che intendono avere un ruolo da protagoniste nei mercati internazionali. Con sede a Castiglione delle Stiviere (MN), dove è stata fondata nel 2012 da Edoardo Freddi, l’azienda individua effettive opportunità, supporta le realtà vinicole nello studio e nella definizione di modelli commerciali e nell’identificazione dei giusti partner sui mercati esteri. La sua mission è mettere in contatto i produttori con i migliori importatori e distributori esteri per creare un network internazionale capace di sviluppare e incrementare il business legato al mondo del vino. Rappresenta le più importanti cantine italiane, agendo come un vero e proprio “ambassador” del meglio del mondo vitivinicolo del Bel Paese. Il fatturato gestito 2023 ha superato 86 milioni di euro (+6% rispetto al 2022), con 35 milioni di bottiglie commercializzate soprattutto nei mercati: USA, Germania, UK, Danimarca, Singapore, Belgio, Svezia, Polonia e Grande Cina.
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