Diciamolo senza tanti giri di parole: Elio Ciol è un fotografo che, quando osserva la realtà, la sa trasfigurare. Ciò lo rende un artista. Lo ha saputo fare ad esempio, nel 1962, fotografo di scena sul set del film di Vito Pandolfi Gli ultimi, su soggetto e sceneggiatura di David Maria Turoldo.
E proprio Padre Turoldo viene ritratto da Ciol, in una delle più belle immagini della serie, mentre cammina sulla sponda del fiume, a distanza di quarant’anni dall’infanzia friulana rievocata nella pellicola, con la condiscendenza di chi probabilmente abbiamo distolto da riflessioni che ancora gli galleggiano sulla fronte.
L’anno successivo, ad Assisi, a essere catturato è lo sguardo di un Pasolini insolitamente sereno, incontrato all’Eremo delle Carceri durante la presentazione di un film (Il Vangelo secondo Matteo) che viveva come progetto solo nella mente del suo regista e che tuttavia pare già di poter leggere nella profondità a cui si abbandonano gli occhi del poeta.
E sempre lui Ciol incontra nella loro Casarsa, quando Pasolini vi ritorna insieme a Maria Callas, a fine anni sessanta: ecco allora l’abbraccio della gente (con le carezze al frut di qualche anziana parente e la semplice curiosità di molti altri) e la composta ritrosia della cantante, dominatrice di ogni palcoscenico che firma autografi ad occhi bassi.
Molto più recente è l’incontro di Elio con le pitture parietali di un artista della sua terra: Giacomo Brollo, pittore gemonese che nel 1886 affrescò l’interno della chiesa di San Leonardo a Nova Cerkev, in Slovenia. Il fotografo – in stretta collaborazione col figlio Stefano – esplora il dipanarsi sul guscio della chiesa di una prassi di alta bottega: prosa pittorica scorrevole, rispetto agli apici assoluti di poesia con cui Ciol si è confrontato nella sua carriera, ma sempre linguaggio d’artista, come tale rispettato e reso nei suoi caratteri di vivacità cromatica, sonorità e freschezza narrativa.
Infine, nelle fotografie di Elio Ciol c’è il paesaggio. Le pianure del suo Friuli: solcate dal Tagliamento, minacciate da uno scurissimo temporale come nel finale pasoliniano dei Turcs, sovrastate da un cielo popolato di nubi lattee e maestose, che la campagna guarda, incredula, da sotto.
Questi i differenti incontri della fotografia di Ciol che la mostra presenta e da cui emerge come l’autore mantenga, quale che sia la situazione in cui l’immagine ha preso forma, una nitida unità di stile. Tant’è vero che nel 1962, quando il suo obiettivo sul set de Gli Ultimi accompagna il movimento di macchina verso il piccolo protagonista, pare che la fotografia si appropri dinamicamente del carrello che avanza verso la pianura. Montagne innevate sullo sfondo, cosa divide questo scatto da quelli del Ciol “paesaggista” che ritrae la valle del Tagliamento?
Il cerchio si chiude, nell’evidenza che il sentimento della realtà alla base delle immagini è lo stesso.
Questione di stile.
Un progetto radicato nella cultura e nella memoria.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Gemona, questa mostra rappresenta un omaggio all’opera di Elio Ciol, il cui lavoro incarna l’anima profonda del Friuli attraverso la luce, i paesaggi e i volti che popolano la sua terra e il suo immaginario. L’evento è impreziosito da un’importante collaborazione con la Cineteca del Friuli e si avvale del contributo di numerosi partner culturali che condividono l’impegno di preservare e valorizzare la memoria e l’identità della nostra regione.
Un viaggio nella luce e nel tempo.
L’esposizione propone un percorso tematico che attraversa oltre sei decenni di produzione artistica: dai celebri ritratti di Pier Paolo Pasolini e David Maria Turoldo, agli intensi fotogrammi del film “Gli Ultimi” di Vito Pandolfi, fino alle fotografie paesaggistiche che immortalano le pianure friulane, il Tagliamento e le atmosfere uniche del territorio.
Uno spazio speciale è dedicato alla documentazione degli affreschi del pittore gemonese Giacomo Brollo (1834-1918), realizzata da Elio Ciol in collaborazione con il figlio Stefano nella chiesa di Nova Cerkev in Slovenia. L’attenzione al dettaglio e la profondità dello sguardo dimostrano come l’arte di Ciol sia capace di trasformare ogni incontro in un’esperienza universale.
Di assoluto rilievo nel panorama culturale regionale anche i nomi che hanno collaborato alla stesura dei testi per la mostra e per il catalogo a essa collegato: Fulvio Dell’Agnese, Marco Attilio Salvadori, Giuseppe Marini e Piero Colussi.
Un altro elemento distintivo di questa mostra è il progetto di illuminazione esterna curato da Dante Spinotti, celebre direttore della fotografia di Hollywood e presidente onorario della Cineteca del Friuli. Spinotti, noto per il suo lavoro in film di fama mondiale, porta la sua sensibilità artistica al servizio di un’installazione luminosa che trasformerà l’esterno delle ex Carceri del Castello in un’esperienza visiva unica.
In mostra saranno proiettati contenuti multimediali esclusivi, come la storica intervista Rai a Ciol a cura di Fulvio Toffoli e la versione restaurata del film “Gli Ultimi”, grazie al contributo della Cineteca del Friuli, partner fondamentale dell’iniziativa.
Una speciale campana sonora, permetterà poi di ascoltare la “Lettera alla madre di Pier Paolo Pasolini” recitata da padre David Maria Turoldo in occasione dei funerali del poeta a Casarsa, attraverso due voci d’eccellenza: Giuseppe e Miriam Bevilacqua.
Uno sguardo tra memoria e futuro
Il Sindaco di Gemona del Friuli, Roberto Revelant, ha dichiarato:
“Questa mostra rappresenta un ponte tra generazioni, un’occasione per riscoprire la nostra storia e il valore del tempo. L’opera di Elio Ciol va oltre la documentazione: è un viaggio emotivo e culturale che ci restituisce un Friuli autentico e universale, ricordandoci chi siamo e da dove veniamo.”
La Vicesindaco e Assessore alla Cultura, Flavia Virilli, che ha curato il progetto nel suo insieme, ha aggiunto:
“Quando osserviamo le fotografie di Elio Ciol, non stiamo solo guardando immagini. Stiamo attraversando un ponte che collega passato e presente, memoria e futuro. Ogni scatto è una finestra spalancata sulla nostra storia collettiva, ma anche una riflessione intima su chi siamo e dove stiamo andando. La sensibilità di Ciol ci conduce in un viaggio unico: dai paesaggi solcati dal Tagliamento, maestosi e silenziosi, ai ritratti di grandi personalità come Pasolini e Turoldo, che portano con sé l’eco della loro grandezza. E non possiamo dimenticare il lavoro svolto con il figlio Stefano, che dimostra come il dialogo tra generazioni sia capace di arricchire il nostro sguardo e di proiettarlo verso orizzonti inesplorati. Questa mostra è molto più di un’esposizione: è un atto di speranza, una celebrazione del nostro patrimonio culturale e un invito a mantenere vivo il legame con le nostre radici, senza temere il cambiamento. Ringrazio di cuore Elio e Stefano Ciol, così come tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, per averci regalato l’opportunità di sognare attraverso le immagini.”
Conclude Elio Ciol con un ringraziamento agli amici di Gemona e della Cineteca del Friuli per aver voluto questa mostra “nonostante i suoi 95 anni”, portati benissimo e con ancora tanta energia creativa.
Questa manifestazione espositiva è stata realizzata grazie alla collaborazione di numerosi partner e sostenitori, tra i quali: Cineteca del Friuli (lead partner del progetto), ERPaC, Cinemazero, Gruppo Fotografico Gemonese, Centro Studi Pasolini, Associazione culturale Maravê, Comune di Casarsa della Delizia, Centro Studi padre Maria Turoldo, ISIS Magrini Marchetti, Pro Loco Pro Glemona.
Ex Carceri del Castello di Gemona del Friuli
Fino al 15 giugno 2025
Orari di apertura:
Venerdì 14.30-18
Sabato e domenica 10-12.30 e 14.30-18
Evento segnalato dal sito web https://visitgemona.com