Per la prima volta in traduzione italiana, il presente saggio è un’analisi lucidissima della dinamica di collaborazione e sottomissione che rende sempre possibile l’instaurarsi di una dittatura. Persino all’interno dei sistemi democratici, che se ne ritengono immuni.
Utilizzata dal generale Emilio Mola durante la Guerra civile spagnola per indicare i gruppi falangisti introdottisi clandestinamente a Madrid, l’espressione “quinta colonna” ebbe un’immediata diffusione, arrivando a definire un fenomeno politico-sociale del tutto specifico: si tratta di un fenomeno di controrivoluzione e, più precisamente, di controrivoluzione preventiva, oltre che di un atto di tradimento.
«Non si parla più di quinta colonna. È uno sbaglio, perché dopo aver svolto un ruolo molto importante durante la guerra, le quinte colonne si preparano a svolgere un ruolo altrettanto importante in tempo di pace.
La quinta colonna è un nemico interno del tutto speciale e particolare: è un fenomeno di lotta (o guerra) civile e, più precisamente, sociale. Si verifica quando l’odio sociale che divide e oppone i gruppi e le classi all’interno della Città si dimostra più forte della loro solidarietà.»
Alexandre Koyré (1892-1964) è stato uno dei massimi epistemologi del Novecento. Nato da una famiglia russa di origini ebraiche, allievo di Husserl e Hilbert, vicino ai primi circoli fenomenologici e all’epistemologia di Meyerson e Brunschvicg, ha segnato la storia della filosofia francese dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Dal 21 febbraio in libreria
Ufficio Stampa Meltemi
Clarissa Greta Gibella
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