Firenze, capitale di tormenti e di folli passioni artistiche per il giovinetto Michelangelo, dalle inclinazioni estetiche straordinarie, fin dalla più verde età, che trovano nell’ambiente mediceo fiorentino la prima palestra espressiva, il terreno fertile in cui il Genio seminerà esemplari incredibili ed eccezionali nella storia dell’arte universale. Continua la lettura di L’apprendista Michelangelo Buonarroti incanta Firenze.
Il Museo diocesano di Belluno-Feltre
Il Museo diocesano di Belluno-Feltre ha sede nell’antico vescovado di Feltre: l’edificio sorge in splendida posizione all’interno della cittadella, sul limite occidentale della cinta murata, in pendant rispetto al Castello. Edificio di notevoli dimensioni, ha visto accrescimenti e sistemazioni effettuati nel corso dei secoli: sulle antiche porzioni medioevali (sorte probabilmente su strutture ancora precedenti) si sono infatti sovrapposti gli adattamenti, gli ampliamenti, i rifacimenti seguiti alla guerra cambraica del 1510, le migliorie e le decorazioni apportate dai vari vescovi che si susseguirono nell’occupazione della grande sede episcopale. Continua la lettura di Il Museo diocesano di Belluno-Feltre
Tutto il cielo in una stanza: la pittura ariosa di Giambattista Tiepolo.
Sensibile ed acuto testimone del proprio tempo, Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-Madrid 1770), artista “frescante” raffinato e leggiadro, fissò lo splendore di un’epoca irripetibile, il Settecento veneziano, in ogni sua opera, dalle tele più sfarzose fino agli affreschi di tema religioso e mitologico, determinanti per la diffusione del nuovo gusto rococò, in tutta Europa. Continua la lettura di Tutto il cielo in una stanza: la pittura ariosa di Giambattista Tiepolo.
Il primo Sole della Venezia quattrocentesca: il Maestro delle Madonne, Giovanni Bellini.
Su Giovanni Bellini, allievo della celebre bottega lagunare del padre Jacopo e del fratello Gentile, su lui solo, riposa il futuro quattrocentesco della pittura veneziana. Lui solo ha attraversato il secolo, comprendendo e facendo propri i movimenti più profondi, pur rimanendo fedele a una sua coerente estetica di base: rivivono nella sua pittura, contemporaneamente, l’entusiasmo per la prospettiva brunelleschiana di Jacopo Bellini, il genitore; l’antico esaltato da Andrea Mantegna, suo cognato; la classicità marmorea di Tullio Lombardo; la strenua logica di Piero della Francesca; le risorse della nuova tecnica nordica della pittura ad olio; il passaggio a Venezia di Leonardo; il tonalismo romantico di Giorgione; l’innovativa vividezza cromatica di Tiziano. Continua la lettura di Il primo Sole della Venezia quattrocentesca: il Maestro delle Madonne, Giovanni Bellini.
A casa del travolgente Vincent: il Museo Van Gogh di Amsterdam.
Fino al giugno 1999, era lì lì per scoppiare il Van Gogh Museum di Amsterdam. Piccolo, troppo piccolo ormai per contenere visitatori ed ambizioni. Cresciuti entrambi a dismisura, queste in proporzione a quelli, passati dai 60mila del 1973 (data di apertura del museo) al milione l’anno di oggi. Visitatori richiamati dal genio tragico e profetico di Vincent. Attratti dal magnetismo ipnotico della sua linea vorticosa, del suo colore delirante ed esplosivo, della sua pennellata densa, grumosa, che sembra rapprendere sulla tela le dolorose asperità della mente e dell’anima. Continua la lettura di A casa del travolgente Vincent: il Museo Van Gogh di Amsterdam.
Mostra di scultura contemporanea del gruppo “Seme” intitolata “È quel che è”
L’attività espositiva alla Casa del Palladio a Vicenza riprende martedì 4 settembre 2007 con l’inaugurazione, alle 21, della mostra di scultura contemporanea del gruppo “Seme” intitolata “È quel che è”. La rassegna, promossa dall’Assessorato alle Attività Culturali del Comune, sarà aperta fino al 21 ottobre dal martedì alla domenica, dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ingresso libero). Continua la lettura di Mostra di scultura contemporanea del gruppo “Seme” intitolata “È quel che è”
Martin Cruz Smith: il ritorno del commissario Arkady all’Havana.
Sei un poliziotto russo squattrinato e perdi la donna che ami per “disattenzione”, tutto all’improvviso, in un attimo, nella fetida astanteria di un policlinico sull’Arbat. E di lei ti rimane un cappotto nero di cachemire, il suo regalo di nozze. Un giorno, avvolto in quell’ombra calda e scura che conserva una “leggerissima traccia del suo profumo”, vai a Cuba per identificare i resti saponificati di un amico, di professione spia. Continua la lettura di Martin Cruz Smith: il ritorno del commissario Arkady all’Havana.
Il Pittore delle donne perdute: Henri de Toulouse Lautrec.
Il pomeriggio del 9 settembre 1901, il conte Henri de Toulouse-Lautrec-Monfa, appena dimesso da un manicomio e distrutto dalla sifilide e dall’assenzio, è seduto in poltrona mentre la madre gli tiene la mano, amorevolmente, nel salotto del castello di Malromò, una delle proprietà di famiglia, vicino a Bordeaux. Nella stanza accanto il padre Alphonse, detto il “principe nero”, un uomo che eufemisticamente si potrebbe definire bizzarro, discendente da una delle più antiche casate di Francia (vi basti sapere, che ha il diritto di portare gli speroni anche nella cattedrale di Reims) e che ama travestirsi ogni giorno in maniera diversa, fa rumori molesti cercando di uccidere le mosche, con una frusta di sua invenzione. Henri ha un moto di stizza e sbotta: “Toujours le vieux con” (che vi tadurrò, in maniera politicamente corretta, “sempre il vecchio rompiscatole”). Poi si accascia e muore, tra le braccia della madre che lo aveva immensamente amato e compreso, fin dal primo vagito. Continua la lettura di Il Pittore delle donne perdute: Henri de Toulouse Lautrec.